Omicidio di camorra del 92 Misso condannato a 15 anni

Negate le attenuanti per il pentito ed ex affiliato del clan dei Casalesi

Omicidio di camorra del 92 Misso condannato a 15 anni
La Corte di Appello di Napoli ha confermato la condanna a 15 anni di carcere per Giuseppe Misso, collaboratore di giustizia dal 2015, accusato dell'omicidio di Michele...

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La Corte di Appello di Napoli ha confermato la condanna a 15 anni di carcere per Giuseppe Misso, collaboratore di giustizia dal 2015, accusato dell'omicidio di Michele Borriello. Un fatto di sangue avvenuto a Vitulazio la sera 29 ottobre del 1992, 31 anni fa. Niente attenuanti, dunque, per Misso che aveva chiesto ai consiglieri della Cassazione l'applicazione della circostanza del reato che comporta una diminuzione di pena. A quel punto, la corte di Cassazione aveva rispedito il fascicolo di Misso a una diversa sezione della corte di Appello di Napoli.

Ieri, la decisione definitiva dei magistrati partenopei e la rivincita dell'impianto accusatorio. Una storia di sangue e vendette, quella che ruota attorno all'omicidio di Borriello, commesso nell'area delle cosiddette montagnelle, come lo definiva il clan dei Casalesi. In primo grado, in corte di Assise, nel Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, erano stati condannati Walter Schiavone e Misso, appunto, ma quest'ultimo non si era dato per vinto.

I familiari della vittima, la moglie e i figli, costituitosi parte civile, avevano ricevuto anche una provvisionale. Walter Schiavone - il fratello del capoclan Francesco "Sandokan" - era stato condannato alla pena dell'ergastolo, mentre Giuseppe Misso a 15 anni di reclusione. In realtà, per lo stesso omicidio, nell'anno 1999, era già stato condannato in via definitiva alla pena della reclusione di 10 anni e 8 mesi Antonio Abbate, altro elemento di spicco del "clan dei Casalesi", ora collaboratore di giustizia. Domenico Buonamano, Giovanni Di Gaetano e Sebastiano Panaro, anche loro accusati di aver preso parte all'omicidio Borriello, avevano poi scelto di essere giudicati con il rito abbreviato.
I vari filoni dei processi scaturiscono da un'articolata indagine condotta della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli che ha invidiato, a vario titolo, i presunti responsabili dell'omicidio, commesso dal metodo mafioso di Borriello.

La vittima era stata uccisa mentre si trovava nei pressi di un rinomato locale del posto, raggiunto da numerosi colpi di arma da fuoco, ben undici, secondo gli inquirenti. Nell'agguato era rimasto gravemente ferito un giovane del posto, che si trovava occasionalmente in compagnia della vittima, al quale le gravi lesioni riportate hanno poi procurato danni fisici permanenti.


La camorra e le sue storie continuano a tenere banco nei tribunali, come questa vecchia storia che si è chiusa con la condanna dell'ultimo imputato.s Leggi l'articolo completo su
Il Mattino