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Ergastolo confermato anche in Cassazione. Nessuno sconto di pena per il trentanovenne Ciro Guarente (nella foto a sinistra), imputato per l’omicidio, avvenuto ad Aversa nel luglio 2017, dell’attivista omosessuale Vincenzo Ruggiero (nella foto a destra), ucciso a colpi di pistola quattro anni fa.
La vittima venne poi fatta a pezzi e coperta di cemento in un garage di Ponticelli, a Napoli, zona di provenienza dell’assassino. La madre di Vincenzo, ragazzo d’oro (così definito da tutti i conoscenti) non ha mai smesso di chiedere giustizia per suo figlio. I genitori di Vincenzo (residenti a Parete) - venerdì scorso - hanno preferito recarsi a Roma e assistere di persona alla discussione del pg in Cassazione e degli avvocati dell'imputato. Ciro Guarente, in un estremo tentativo di farsi ridurre la pena, si era rivolto ai consiglieri della prima sezione penale della Suprema Corte, ma non c’è stato niente da fare.
La conferma del carcere a vita per l’ex dipendente della Marina militare è giunta come una tagliola venerdì sera.
Gli ermellini di piazza Cavour non hanno avuto dubbi, anche perché Guarente è reo-confesso anche se collaborò alle indagini indicando il complice che gli aveva dato la pistola, Francesco De Turris, arrestato e condannato all’ergastolo in un diverso processo.
Il delitto, cruento, ci fu la sera del 7 luglio 2017; Guarente si presentò ad Aversa a casa di un’amica trans di Ciro Ruggiero, Heven Grimaldi (nella foto al centro), ex compagna dell’assassino che all’epoca ospitava Vincenzo. Ciro non aveva mai accettato questa decisione della compagna di osputare Vincenzo in casa, nel suo appartamento di Aversa. Heven era sua e basta. E così, in preda alla gelosia, Ciro Guarente uccise colui che definiva il suo antagonista in amore a colpi di pistola, quindi avvolse il cadavere in un tappeto, lo fece a pezzi, lo cosparse di acido muriatico e cemento e nascose le parti in un autolavaggio a Ponticelli. I resti furono ritrovati dai carabinieri sotto un massetto di cemento, nel punto dove solitamente c’era il cane da guardia, ma nessun frammento di testa è stato mai ritrovato. Passionale il movente; Guarente era geloso della sua fidanzata trans Heven Grimaldi e pensò di vendicarsi.
La famiglia della vittima è assistita dall'avvocato Luca Cerchia e dalla criminologa Alessandra Sansone.
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