Violenze in carcere, riscontri inesistenti: assolti due agenti della polizia penitenziaria

Processo con rito abbreviato: i poliziotti non erano stati inquadrati dalle telecamere

Il pestaggio in cella
Sono stati assolti «non aver commesso il fatto» due agenti della polizia penitenziaria del carcere di Santa Maria Capua Vetere accusati di torture, lesioni e...

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Sono stati assolti «non aver commesso il fatto» due agenti della polizia penitenziaria del carcere di Santa Maria Capua Vetere accusati di torture, lesioni e abuso di autorità nei confronti dei detenuti il giorno dopo la sommossa nel carcere "Uccella".

Si tratta di Vittorio Vinciguerra, 50 anni di Capua e Angelo Di Costanzo di 56 anni, residente a Santa Maria Capua Vetere. Gli avvocati difensori, i legali Mauro Iodice e Gerardo Marocco, hanno dimostrato  che molte telecamere riprendevano altre persone e poliziotti, ma non gli imputati che, il giorno del pestaggio (il 6 aprile del 2020), non si trovavano nelle stanze della struttura carceraria dove si è svolto il pestaggio.

Le indicazioni dei testimoni che li identificavano come "violenti" non hanno, dunque, ottenuto un riscontro ragionevole e il giudice Pasquale D'Angelo - al termine del processo con rito abbreviato - ha deciso per l'assoluzione dei due poliziotti.

Furono  52 le misure cautelari emesse nel 2021 a carico di funzionari, comandanti e agenti dell'amministrazione penitenziaria al termine dell'inchiesta della procura di Santa Maria Capua Vetere. Le accuse più pesanti erano di tortura, maltrattamenti e lesioni. Per alcuni dirigenti, come il provveditore campano, Antonio Fullone, i pm contestano anche falsi, depistaggi e favoreggiamento.

In molti - dopo la prima fase preliminare - hanno chiesto il processo con rito ordinario che, in questi giorni, si sta celebrando nell'aula-bunker del carcere di Santa Maria Capua Vetere per 105 imputati, mentre gli agenti assolti oggi - Di Costanzo e Vinciguerra - avevano scelto il rito abbreviato. Per loro le pm della Procura di Santa Maria Capua Vetere, Alessandra Pinto e Daniela Pannone, avevano chiesto una condanna a 6 anni e sei mesi di reclusione per Di Costanzo e a 3 anni per Vinciguerra. Ottantadue le parti civili che si erano presentate in giudizio chiedendo ai due agenti dei risarcimenti a partire da 200mila fino ai 2 milioni di euro. Ben 20 i reati contestati, ma nessuno ha portato alla condanna. 

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Il Mattino