Violenze in carcere, riscontri inesistenti: assolti due agenti della polizia penitenziaria

Processo con rito abbreviato: i poliziotti non erano stati inquadrati dalle telecamere

Il pestaggio in cella
Il pestaggio in cella
Marilu Mustodi Marilù Musto
Martedì 20 Giugno 2023, 18:18 - Ultimo agg. 23:45
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Sono stati assolti «non aver commesso il fatto» due agenti della polizia penitenziaria del carcere di Santa Maria Capua Vetere accusati di torture, lesioni e abuso di autorità nei confronti dei detenuti il giorno dopo la sommossa nel carcere "Uccella".

Si tratta di Vittorio Vinciguerra, 50 anni di Capua e Angelo Di Costanzo di 56 anni, residente a Santa Maria Capua Vetere. Gli avvocati difensori, i legali Mauro Iodice e Gerardo Marocco, hanno dimostrato  che molte telecamere riprendevano altre persone e poliziotti, ma non gli imputati che, il giorno del pestaggio (il 6 aprile del 2020), non si trovavano nelle stanze della struttura carceraria dove si è svolto il pestaggio.

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Le indicazioni dei testimoni che li identificavano come "violenti" non hanno, dunque, ottenuto un riscontro ragionevole e il giudice Pasquale D'Angelo - al termine del processo con rito abbreviato - ha deciso per l'assoluzione dei due poliziotti.

Furono  52 le misure cautelari emesse nel 2021 a carico di funzionari, comandanti e agenti dell'amministrazione penitenziaria al termine dell'inchiesta della procura di Santa Maria Capua Vetere. Le accuse più pesanti erano di tortura, maltrattamenti e lesioni.

Per alcuni dirigenti, come il provveditore campano, Antonio Fullone, i pm contestano anche falsi, depistaggi e favoreggiamento.

In molti - dopo la prima fase preliminare - hanno chiesto il processo con rito ordinario che, in questi giorni, si sta celebrando nell'aula-bunker del carcere di Santa Maria Capua Vetere per 105 imputati, mentre gli agenti assolti oggi - Di Costanzo e Vinciguerra - avevano scelto il rito abbreviato. Per loro le pm della Procura di Santa Maria Capua Vetere, Alessandra Pinto e Daniela Pannone, avevano chiesto una condanna a 6 anni e sei mesi di reclusione per Di Costanzo e a 3 anni per Vinciguerra. Ottantadue le parti civili che si erano presentate in giudizio chiedendo ai due agenti dei risarcimenti a partire da 200mila fino ai 2 milioni di euro. Ben 20 i reati contestati, ma nessuno ha portato alla condanna. 

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