Accusati dalla figlia di abusi in riti satanici: genitori affidatari assolti

La ragazza aveva raccontato di messe nere e violenze sessuali durate 15 anni. Nessuna prova a sostegno delle denunce, il pm aveva chiesto 8 anni di carcere

Accusati dalla figlia di abusi in riti satanici: genitori affidatari assolti
Accusati dalla figlia di abusi in riti satanici: genitori affidatari assolti
di Federica Zaniboni
Venerdì 27 Ottobre 2023, 22:31 - Ultimo agg. 28 Ottobre, 12:50
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Nei suoi racconti ci sono uomini incappucciati, crocifissi capovolti e tremendi stupri accompagnati dalla recita di preghiere e strane litanie. Un vero e proprio incubo che non le avrebbe dato tregua per 15 anni, durante i quali una ragazza ospite presso una famiglia affidataria avrebbe subito agghiaccianti abusi e sarebbe stata costretta a prendere parte a inquietanti riti satanici. Finiti a processo con l’accusa di riduzione in schiavitù e violenza sessuale, i genitori affidatari sono stati assolti ieri da tutte le imputazioni. Secondo il gup di Milano che li ha giudicati con il rito abbreviato, «il fatto non sussiste» e non ci sono prove a carico della coppia.


È una storia assurda e lunga tutta una vita, quella arrivata sul tavolo della Procura meneghina dopo la denuncia presentata da una donna, oggi 41enne, circa due anni fa a Firenze e poi trasferita per competenza nel capoluogo lombardo.

Dichiarando di avere vissuto con la coppia dal 2000 al 2015, la presunta vittima, ai tempi appena maggiorenne, ha spiegato che, nel corso degli anni, i genitori avrebbero ripetutamente abusato di lei, tra la Lombardia - dove abitavano - e la Toscana, regione in cui la donna si è successivamente trasferita. Nonostante l’allontanamento, secondo quanto dichiarato in sede di denuncia, la coppia non avrebbe smesso di darle la caccia, raggiungendola anche a Siena e, in un caso, violentandola perfino nell’hotel in cui lavorava. Secondo quanto denunciato dalla donna, la coppia l’avrebbe costretta più volte a prendere parte a messe nere e ad altri riti legati al satanismo, durante i quali veniva stuprata da diversi uomini incappucciati e con indosso delle tuniche bianche. Rivolgendosi alle autorità, la ragazza ha riferito che la immobilizzavano su un tavolo e lì, oltre agli abusi sessuali, era anche vittima di torture e sevizie con la lama di un coltello, utilizzata per farle delle incisioni sulla schiena e sulle gambe. 


IL SEGNO DELLA CROCE
A condurre i riti sarebbe stata nello specifico la madre affidataria, che durante quei momenti terrificanti, le faceva il segno della croce sulla fronte e pronunciava varie “preghiere” e altre frasi in tono cantilenante. Alla fine del rito, ha raccontato la giovane, veniva cosparsa di cenere. Avrebbe ricevuto inoltre - questa è sempre la versione della ragazza - diverse minacce affinché non riferisse nulla di ciò che era costretta a subire. E stando ai risultati delle indagini coordinate dal pm milanese Stefano Ammendola, i due avrebbero esercitato sulla donna «poteri corrispondenti a quelli del diritto di proprietà» e per questo avrebbero dovuto essere condannati fino a otto anni di reclusionea.


Ma ieri è arrivata l’assoluzione per i genitori affidatari, difesi dagli avvocati Luigi De Mossi e Francesco Poggi, con una sentenza che constata nettamente l’assenza di prove per tutte le imputazioni. Il gup milanese Sofia Fioretta mette innanzitutto in luce la «personalità» della 41enne, «contrassegnata da rilevanti problematiche psichiche», documentate da diverse relazioni psichiatriche redatte negli anni, che sottolineando anche la presenza di «fattori» che possono «avere effetti sulla sua capacità di rievocare».

Dai vari medici che l’hanno esaminata, ricorda il gup, è stata ritenuta «ambigua, ondivaga, incoerente, ambivalente», dunque «di non credibilità soggettiva». Il giudice ha poi messo in evidenza come agli atti non vi sia «alcun documento e alcun teste diretto ed oculare dei fatti e delle circostanze» denunciate, molte delle quali risultano «incongrue ed ambigue, significative del rapporto ambivalente - già segnalato dagli psichiatri - che la giovane aveva nei confronti degli imputati». Per alcuni specifici episodi di violenza, poi, il giudice sottolinea anche «la inverosimiglianza e la fantasiosità del racconto».

Di tutt’altro parere è l’avvocato Massimo Rossi, che assiste la donna e fa sapere che non ha intenzione di arrendersi. Il verdetto di ieri è «un’offesa» nei confronti della presunta vittima che, come sottolinea il legale, «per la prima volta era stata creduta e adesso è di nuovo all’inferno. Io questo non lo tollero, mi batterò fino in fondo». 
 

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