Dopo il successo di «Troppi diritti. L'Italia tradita dalla libertà», Alessandro Barbano, giornalista e Presidente del Napoli Teatro Festival, torna in...
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Riconoscere questa continuità tra un prima e un dopo è un dovere per chi voglia davvero sfidare il populismo. Da questa consapevolezza, secondo Barbano, si può rifondare un linguaggio della verità e della responsabilità, con cui tornare a parlare ai cittadini, e provare a convincerli senza ingannarli. Strappare il velo della menzogna vuol dire «tenere insieme dubbi e coraggio, tanta capacità di autocritica e altrettanta voglia di ricostruzione», con la forza di un pensiero capace di cavalcare il progresso senza esserne dominato, di riannodare i diritti con i doveri, il senso con la ragione, gli individui con lo Stato. E, più di tutto, di riconoscere nella verità del limite l’essenza della sua stessa libertà.
«Le bugie sono 10 e riassumono i luoghi comuni, i vizi e gli errori che dalle culture tradizionali e politiche transitano verso il populismo e si estremizzano e diventano un credo - ha detto Barbano alla presentazione in anteprima nazionale al San Carlo di Napoli - Sono per esempio l'idea che il nuovo sia sempre meglio del vecchio, l'idea che il merito faccia male alla democrazia, sono l'idea che le politiche neoliberiste hanno causato la crisi in cui l'Italia si trova quando poi una politica liberale in questo paese ancora non si è vista. Sono un po' i tic ideologici e le tentazioni estremizzanti che segnano gli ultimi 25 anni di storia patria e che poi diventano nel populismo una religione, una fede una mistica».
«Quindi per capire e combattere il populismo - continua Barbano - bisogna riconoscere questa linea di continuità, che segna il passaggio del testimone. Altrimenti si può essere antipopulisti, ma loro sono più populisti dei populisti. Bisogna riportare la democrazia dal pathos, dalla verità sentimentale del populismo al logos, alla verità razionale che tiene insieme il sapere con il potere che il populismo ha separato drammaticamente. L'ignoranza è diventata la fonte di delegittimazione della rappresentanza politica, noi dobbiamo riagganciare il sapere al potere». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino