Cristina Cassar Scalia e Il re del gelato: «La mia Vanina pronta per la fiction»

«La Sicilia è un vero e proprio personaggio, molto ingombrante»

Cristina Cassar Scalia
Ormai il potere di indagare ce l'hanno le donne, le «sbirre» italiane di successo che nelle serie televisive non si contano più. Ultima Teresa Battaglia,...

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Ormai il potere di indagare ce l'hanno le donne, le «sbirre» italiane di successo che nelle serie televisive non si contano più. Ultima Teresa Battaglia, penultima Lolita Lobosco, in altra veste Imma Tataranni. Quasi scontato che una nuova protagonista di successo stia per affacciarsi sulla scena del crime all'italiana. È Vanina Guarrasi, il vicequestore creato dalla scrittrice catanese Cristina Cassar Scalia. Ancora nulla trapela sul nome della protagonista, ma la sceneggiatura della serie è a buon punto, Palomar la casa di produzione. E intanto per Einaudi esce un nuovo libro della saga, Il re del gelato (pagine 140, euro 16).

Non è un romanzo, è un racconto lungo, specifica l'autrice. Che ha pensato bene di raccontare Vanina prima di Vanina, ovvero la prima indagine della sua protagonista appena sbarcata a Catania.
«Insomma, una sorta di prequel che dia conto di un personaggio abbastanza fermo nei sei libri successivi, bloccato nella sua volontà di allontanarsi da un passato sentimentale travagliato e da una vita precedente e dolorosa vissuta a Palermo. In questo libro Catania le è ancora estranea».

Ma sempre Sicilia è.
«Per un palermitano si tratta di un cambiamento radicale, e viceversa. Le differenze sono tantissime».

Infatti lei ha detto spesso: io racconto le due Sicilie.
«La Sicilia è un vero e proprio personaggio, molto ingombrante. Attraversata nei secoli da tante dominazioni, reca tracce diverse nelle varie aree, vedi la forte influenza araba a Palermo che quasi non si sente a Catania. Questa mescolanza di culture produce una grande ricchezza ma è anche una sfida per lo scrittore».

Persino nel dialetto, che lei usa nei dialoghi, con un impasto ibrido molto efficace.
«Tento di far parlare le persone ciascuna con i suoi codici linguistici. Un catanese chiama caruso quello che per un palermitano è un picciotto. Un esempio banale, ma le differenze sono tante. E Vanina cerca di impararle tutte, queste catanesate».

«Il re del gelato» si chiama Agostino Lomonaco, denuncia qualche tentato avvelenamento per la presenza di strane pillole nei suoi gelati. Ma quasi subito ammazzano lui. E parte l'indagine.
«Ho preso lo spunto dalla chiusura di una storica gelateria di Catania, ipotizzando una morte per mano criminale del proprietario. Ne è nato un racconto, che solo ora ho ripreso e allargato».

In un modo o nell'altro, nelle sue storie con Vanina il cibo c'entra sempre.
«Certo, perché in nessun paese al mondo come in Italia il cibo connota il territorio. Ciascuno di noi lo sa, siamo tutti legati ai nostri piatti locali. Vanina è golosissima, onnivora, ama i carboidrati e i dolci, beve latte di notte e mangia cioccolato antidepressivo. Carenze affettive, fin troppo facile dirlo. Ma in lei c'è anche la mia vendetta personale, vorrei fare come lei ma mi freno».

Il suo riferimento «alto» è Leonardo Sciascia, lo ha detto più volte. Eppure neanche Vanina sfugge alla classica definizione di «nipotina di Montalbano»."


«Inevitabile, direi. Va bene così, Camilleri fa parte del nostro bagaglio letterario, io stessa sono cresciuta con i suoi libri. Ma Camilleri era e resterà unico. E la Sicilia che si muove tra le pagine di tutti noi scrittori isolani è anche quella di Pirandello e di Sciascia. Proprio Camilleri diceva una cosa che condivido totalmente: quando ho il blocco dello scrittore, leggo una pagina di Sciascia e mi torna la spinta. Un altro dei miei riferimenti è Simenon, ho letto tutti i suoi libri e amato la serie tv con Gino Cervi. Spanò, il collaboratore di Vanina, in fondo è un Maigret alla siciliana. Non c'è dubbio, quello che leggi da giovane ti resta dentro. E prima o poi riaffiora sulla pagina».  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino