Venticinque anni senza verità. Che è un po’ come far morire di nuovo, un po’ alla volta, chi la verità la cercava ad ogni costo. Anche a prezzo...
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Dopo il racconto, nella stessa collana dell’editrice siciliana, di Angela Mallardo sull’infanzia di Siani, il giornalista del “Mattino” ucciso dalla camorra nel 1985 (il bambino che vivrà per sempre), questo agile librino illustrato con vivacità e scritto con con malcelata empatia ricostruisce ora una vicenda dolorosa, complessa e ancora in parte oscura nei suoi intrecci e risvolti internazionali (dai traffici d’armi ai rifiuti tossici in Somalia) grazie ad un semplice ma efficace espediente narrativo: la storia incrociata di Claudia, studentessa caparbia e indipendente della II B della scuola secondaria di primo grado “Vittorio Alfieri” che, frequentando il laboratorio di giornalismo per la pubblicazione della testata scolastica Sottobanco, proprio nella scoperta e nello studio della vicenda e della parabola esistenziale di Ilaria Alpi riuscirà a cambiare non soltanto la propria vita, ma anche lo sguardo dei suoi compagni sul mondo: dando un senso diverso alla responsabilità di ciascuno nell’impegno per l’ambiente, la giustizia, i diritti e i doveri di tutti.
Fulvia Degl’Innocenti, spezzina di origine, pedagogista di formazione, giornalista per professione e scrittrice per bambini e ragazzi per vocazione, già autrice nel 2014 di Il coraggio di Ilaria (con le evocative immagini di Paolo d’Altan e la prefazione di Antonio di Bella, Pratibianchi) riesce a restituire con semplicità ma senza banalizzazioni né retorica una pagina di storia contemporanea (e non soltanto del nostro giornalismo) anche grazie ad un’agile cronologia finale, in appendice, a un’intervista con Luciano Scalettari (il giornalista veneziano inviato speciale di Famiglia Cristiana tra quelli che più hanno cercato di fare luce sull’assassinio di Ilaria Alpi) e ad una sintesi aggiornata sulla storia della Somalia, con tanto di utili glossario e biblio-filmografia di base finali. L’esito è un piccolo libro-ponte, di quelli che Jella Lepman (ebrea tedesca che ricostruì la Germania postbellica distrutta dal nazismo proprio attraverso i libri per bambini e ragazzi) definiva “educatori silenziosi”: preziosi per accendere scintille di curiosità, conoscenza e interrogativi alla base di ogni cammino di formazione.
Perché nell’icona-simbolo di Ilaria Alpi, e nella memoria dei suoi genitori ormai scomparsi Giorgio e Luciana, che fino all’ultimo istante di vita si sono battuti per avere verità sulla morte della figlia, Fulvia Degl’Innocenti restituisce un valore oggi a rischio, in epoca biomediatica di disintermediazione digitale e di malintesa “libertà” di personalizzazione dei media (sull’onda della fenomenologia del selfie nella società del casting personale di massa). E il valore è quello di una eredità di indignazione per le ingiustizie, di sacrificio per combatterle e di servizio alla comunità glocale. Un lascito da mantenere vivo, che così l’autrice sintetizza, in apertura del suo libro: «Non archiviare è un dovere e anche un diritto per tutti i cittadini…Ilaria Alpi era una giornalista integerrima. Una professionista che svolgeva il suo lavoro come una missione, la missione di far conoscere le cose come stanno, di far capire alle persone, oltre l’apparenza, come si svolgono i fatti del mondo. Approfondiva, Ilaria, non si accontentava mai di una versione sola, andava a scavare per raggiungere la verità dei fatti, soprattutto se quei fatti riguardavano la violazione dei diritti umani». Ricordarlo ai più giovani – ricordando, con Italia, tutti i giornalisti morti in servizio – significa non disperdere testimonianze esemplari di vite impegnate a fare, semplicemente, il proprio dovere professionale (ed esistenziale) con rigore, amore e onestà intellettuale. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino