«Silvio Porzionato the book», il volume sull'artista piemontese edito da Iemme

Una pubblicazione anarchica per raccontare l'onda creativa di Porzionato

«Silvio Porzionato the book»
«Quando entri nello studio di un pittore, l’odore delle vernici è parte indissolubile dell’esperienza», scrive Alberto Tondella a proposito dello...

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«Quando entri nello studio di un pittore, l’odore delle vernici è parte indissolubile dell’esperienza», scrive Alberto Tondella a proposito dello spazio creativo di Silvio Porzionato. Ed è come se desse la chiave al volume che ha scritto su lui, con lui, per lui e per il pubblico dell’artista nato a Moncalieri nel 1971: “Silvio Porzionato the book” (264 pagine, euro 60), edito dalla napoletana Iemme edizioni.

Sfogliare questa ambiziosa creatura - tra il libro d’arte, l’opera e la rivista pop anni ’80 - significa entrare davvero nel laboratorio dell’artista e nel suo mondo. Nessun ordine, tanto colore, anarchia creativa allo stato puro: prima una narrazione biografica per sole immagini e idee lampo trascritte a margine, titolata “A five acts opera”, che ritraggono Porzionato immerso nei suoi ambienti e tra i suoi lavori. Poi una conversazione col curatore, “The midnight chatter”, una chiacchiera tra un buon vino e buoni spunti di riflessione. Infine un catalogo di opere, “Works”, in cui vengono riprodotte parti delle serie realizzate dall’artista.

Ma è giusto un tentativo di sintesi per un volume a cui abbandonarsi letteralmente, travolti dall’onda di colore, grafiche anomale, immagini forti e pensieri in libertà: «Non ho preparato nulla di scritto, nessun elenco di domande, perché Silvio, nella vita reale, non è tipo da testi scritti, non è da copioni o recite», scrive Tondella. Più tardi, nel rispondergli, Porzionato mette su qualcosa di simile a un manifesto: «Se vuoi essere un bravo pittore devi metterti davanti a una tela ed essere il più onesto possibile. Non devi pensare alla misura della tela o a quanto ci guadagnerai, non devi pensare di fare quello che piace a qualcun altro, devi dipingere quello che senti, quello che ti fa star bene, semplicemente devi essere sincero». Nel dialogo in amicizia emergono alcuni momenti salienti della sua carriera. La partecipazione alla Biennale di Venezia nel 2011, poi “Codice Temporale”, l’opera composta da 112 tele allestita all’interno del Castello di Calatabiano su richiesta del MACS di Catania, “007 Portraits”, i sette ritratti ispirati dal mito di James Bond dipinti per lo showroom dell’Aston Martin di Milano. E tanto altro. 

L’ultima sezione è da gustare ammirati: una cascata di volti femminili che esplodono nei toni delle serie bianca, nera, rossa, bianconera e senza nome che gli appassionati d’arte hanno iniziato a conoscere in mezzo mondo per via delle mostre in Corea, Inghilterra, Sudamerica, Messico, Stati Uniti, oltre che in Italia e in altri Paesi d’Europa. «Le pupille si riempiono di colori, i timpani vibrano al suono di note rock, le narici respirano vernice e i polpastrelli accarezzano delicatamente i volti, le piume, i pizzi e i tessuti che sembrano voler uscire dalle tele».

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Il Mattino