Tutti i segreti del Natale napoletano ricordando Renato de Falco

Tutti i segreti del Natale napoletano ricordando Renato de Falco
Al di là della festa religiosa, Natale è il momento della famiglia, della riunione degli affetti. Questo è stato il terzo senza il loro papà per...

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Al di là della festa religiosa, Natale è il momento della famiglia, della riunione degli affetti. Questo è stato il terzo senza il loro papà per Alessandra, Maria Rosaria e Vincenzo de Falco. Renato, loro padre, spentosi il 31 marzo del 2016, è stato un immenso cultore della lingua napoletana, oltre che un principe del foro.


Per ricordarlo e restituire quanta passione egli dedicasse a Napoli e alla sua cultura millenaria, a loro cura è stato realizzato il delizioso volumetto “Natale nelle tradizioni napoletane” (It Heritage, 60 pag., 14 euro) che raccoglie scritti natalizi editi e inediti del de Falco. Un libro che in realtà fu scritto dal grande napoletanista in occasione dei suoi 60 anni e in quella circostanza regalato agli amici più cari. Se n’era persa memoria, finché lo sforzo dei figli lo ha recuperato e ripubblicato. Ne scaturisce una vera e propria chicca su tutti gli aspetti partenopei inerenti alla festa, dalla cucina al mistero, dalla letteratura alla poesia.

Si parla di zampognari e di novene, dei retroscena sulla canzone di Armando Gill su un mestierante irpino innamorato di una signora che dopo averlo illuso gli aveva spezzato il cuore. Non può mancare un capitoletto sul presepe, della sua storia e della sua umanizzazione all’ombra del Vesuvio già col De partu virginis di Sannazaro; di come si calò nella realtà del vicolo nel Settecento, per diventare quel capolavoro artistico apprezzato ancor oggi. Il cibo ha una valenza particolarissima sulla scena della natività, specie in quell’osteria che fa da contraltare al richiamo del sacro. Successivamente sono passate in rassegna alcune poesie sul Natale – autori come Russo o Di Giacomo – e soprattutto alcuni detti dimenticati sulle festività come Chi magna a Natale e pava a Pasca, fa nu buono Natale e ‘na mala Pasca. Il volume si conclude con un delizioso alfabeto di Natale, degno erede di quell’alfabeto napoletano che rimane una delle pietre miliari di De Falco. 

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Il Mattino