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Ha schivato i fendenti del Covid profumando le case durante i lockdown, quando la tazzina al bar sembrava un ricordo del passato. Ha incassato la riabilitazione sanitaria dell’Oms, che l’ha riclassificato addirittura come bevanda salutare, se assunta con moderazione. È pronto a cavalcare la ripresa puntando all’Asia, il mercato più grande. Ma riuscirà a vincere solo se porterà a casa il risultato pieno nella partita che improvvisamente è diventata la più importante: la sostenibilità. Ambientale, sociale, di filiera. E soprattutto globale. È il bivio che ha di fronte a sé il mercato mondiale del caffè, il secondo più diffuso e pervasivo al mondo dopo quello del petrolio con un volume di affari pari a circa 15 bilioni di dollari.
CAMBIO DI PASSO
Ma prima ancora della mission ambientale, sono profitto e margini a governare la svolta. Oggi la leadership del mercato globale del caffè si conquista dimostrando di aver completato una cesura con un passato fatto di manodopera a costi infimi, sfruttamento delle risorse naturali. Un esempio? Quest’anno una eccezionale quanto rara gelata in Brasile ha mandato al macero intere piantagioni di caffè, provocando una fiammata dei prezzi sui mercati di mezzo mondo. La tensione sui costi delle materie prime poi non ha risparmiato la bevanda nera bollente: il costo del chicco verde ha subito un aumento di oltre il 40% nel giro di un anno.
I PAESI
Brasile, Colombia, Costa Rica. Etiopia, Guatemala, Honduras. India, Nicaragua, Ruanda. Sono i principali Paesi produttori di caffè. Due giganti del gruppo Brics (Brasile e India), ma anche nazioni figlie di contraddizioni, guerre tra bande, con sistemi agricoli appena usciti dalla logica della mera sussistenza. Oggi produrre caffè sostenibile significa anche garantire ai braccianti un compenso più dignitoso, equilibrare lo sfruttamento dei terreni agli ettari da dedicare a riserva naturale, limitare fino a cancellare le emissioni di biossido di carbonio derivate dalle piantagioni. Una partita da centinaia di miliardi di dollari di investimenti. Ad esempio Illy sostiene le scuole in Nicaragua, contribuisce a riforestare la Colombia, supporta le comunità femminili in Ruanda. «E abbiamo chiuso accordi internazionali - prosegue Illy - per creare dei prodotti che potenzialmente risultino infinitamente riciclabili. Le nostre nuove macchine da caffè, ad esempio, consumano un decimo rispetto alle precedenti. Ed è la finanza mondiale il primo motore: i mercati facilitano gli investimenti sostenibili e “bocciano” i modelli del passato».
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