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Nuovi aiuti a chi chiude, in tempi rapidi e con meccanismi il più possibile automatici. Ministero dell'Economia e dello Sviluppo economico lavorano a pieno ritmo per chiudere, si spera entro giovedì, il "decreto ristori bis", reso necessario dalla stretta che scatterà proprio dal 5 novembre quando entrerà in vigore il nuovo Dpcm anti-Covid. L'imperativo è fare presto e proprio questo sarebbe uno dei motivi per cui si è scelto di mettere sul piatto ora "solo" un miliardo e mezzo, ancora disponibile in gran parte per i risparmi della Cig, senza ricorrere subito a un nuovo scostamento.
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L'esecutivo comunque, non esclude di fare nuovo deficit più avanti, se sarà necessario, e già si stanno valutando «tempi e entità» di una nuova richiesta di autorizzazione al Parlamento, che dipenderà dall'evolversi dell'epidemia e quindi dall'eventuale ingresso nelle prossime settimane di più regioni negli scenari ad alto o a massimo rischio, che comporteranno chiusure per nuovi settori, dai negozi fino a parrucchieri ed estetisti. La quantificazione degli interventi in questa fase è piuttosto complessa, proprio per il meccanismo "a fisarmonica" introdotto con il Dpcm, che prevede un monitoraggio settimanale dell'andamento dei contagi e della saturazione delle strutture sanitarie per valutare quali territori entreranno, o anche usciranno, dalle nuove "zone rosse".
Al momento, ma i dati devono ancora essere aggiornati, le principali candidate alla serrata totale sono Lombardia, Piemonte e Calabria.
Lo stesso si cercherà di fare anche per le categorie che al momento non si possono quantificare, come nel caso di parrucchieri ed estetisti: il numero di attività da ristorare, infatti, dipenderà da quante zone del Paese saranno riportate in sostanziale lockdown per piegare la curva dei contagi. A tutti i nuovi settori coinvolti saranno garantiti anche il credito d'imposta sugli affitti, la sospensione del versamento dei contributi e la cancellazione della seconda rata Imu.
Nell'immediato, quindi, si cercherà di coprire parte delle perdite di tutte le categorie interessate dalle misure restrittive, mentre per quelle toccate indirettamente (i fornitori della ristorazione, ad esempio, ma anche i fiorai o chi produce confetti su cui impatta la riduzione di eventi e cerimonie) dovrebbero trovare ristoro da gennaio, quando diventerà operativo il fondo anti-Covid della manovra. In quel frangente si potrebbero anche rivedere i criteri per il calcolo dei contributi a fondo perduto (ora basati sulla differenza di fatturato tra aprile 2019 e aprile 2020). Qualche nuovo codice Ateco (ad esempio gli ambulanti delle sagre che non fanno parte della categoria della ristorazione) potrebbe intanto essere aggiunto via decreto ministeriale sfruttando i 50 milioni disponibili con il primo decreto Ristori.
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