Roberto Gualtieri lo mette nero su bianco fin dalle premesse del Programma Nazionale di Riforma che il governo si prepara ad approvare e a inviare a Bruxelles....
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«L’elevato debito pubblico dell’Italia», si legge nel documento, «rappresenta un freno alla crescita dell’economia oltre che un pesante fardello per la finanza pubblica. Il programma di Rilancio», prosegue il testo, «sarà pertanto accompagnato da un aggiornamento del Programma di Stabilità che presenterà non solo nuove proiezioni fino al 2023, ma anche un piano di rientro del rapporto debito/Pil su un orizzonte decennale». Nel Piano nazionale di riforma è delineata anche la strategia che il governo intende seguire per la riduzione del debito. Certo, molto si punterà sulla crescita economica che dovrebbe ricevere una spinta consistente dai fondi europei. Ma, spiega il documento, «il miglioramento del saldo primario deriverà dalla razionalizzazione della spesa pubblica e dall’aumento dei proventi da imposizione ambientale». Ci sarà, insomma, una nuova tornata di «spending review», di tagli di spesa. Ma dall’altro lato ci sarà anche un aumento delle tasse sulle attività inquinanti. Se ne era discusso molto già durante la scorsa manovra finanziaria. L’ipotesi di “carbon tax”, o di revisione di tutti i sussidi ambientalmente dannosi, come le accise ridotte per il diesel. Poi alla fine, non se n’era fatto però niente. Ora quel dossier torna sul tavolo. Come ne torna un altro che praticamente è un evergreen: la riduzione delle spese fiscali. Di un taglio delle detrazioni e deduzioni fiscali aveva parlato nei giorni scorsi lo stesso Gualtieri, spiegando che si tratta di un capitolo dal quale potrebbero essere ricavati miliardi di euro da dedicare al taglio delle aliquote fiscali.
A proposito di tasse. Il Piano nazionale di riforma dedica un capitolo anche a questo. Si parla di una riforma fiscale che vada incontro al ceto medio e alle famiglie con figli. «Il cuneo fiscale sul lavoro», si legge inoltre, «è troppo elevato e nel tempo si sono accumulate disparità di trattamento delle diverse fonti di reddito». L’intenzione sembrerebbe, insomma, anche quella di rivedere le differenti aliquote Irpef su lavoro e proventi da capitale. C’è anche la volontà di proseguire sulla strada della Web tax, nonostante le minacce arrivate dall’amministrazione americana nel caso in cui l’Italia (ma anche gli altri Paesi europei) non avessero fatto una marcia indietro sul tema.
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Sempre sul fronte del debito, il Piano nazionale di riforma prevede anche una “valorizzazione” del patrimonio immobiliare dello Stato. L’idea è di razionalizzare gli spazi utilizzati dalle amministrazioni pubbliche, anche grazie all’utilizzo dello smart working, vendendo o affittando tutto ciò che non viene più utilizzato. I proventi verrebbero impiegati per ridurre l’indebitamento. L’obiettivo primario di un programma credibile di abbassamento del debito, ricorda il documento, è ridurre lo spread e quindi il costo degli interessi che i cittadini italiani sono chiamati a pagare.
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Il Mattino