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Caprese senza Mozzarella di Bufala Campana, la cacio e pepe senza pecorino romano, lo spaghetto al pomodoro senza il Parmigiano Reggiano, il risotto al radicchio e Gorgonzola… senza Gorgonzola. Non è il bislacco menu dell’ultimo chef di tendenza, ma sono i piatti senz’anima che rischiamo di trovare sulle tavole italiane (e non solo), se l’Unione Europea approverà l’etichettatura Nutri-Score, cioè quella a semaforo proposta dai francesi: il verde per i prodotti ad alto contenuto di frutta e verdura, fibre e proteine; il rosso per i prodotti con un alto contenuto di energia, zucchero, acidi grassi saturi e sodio. Non tiene però conto che gli ingredienti vanno misurati nel contesto dell’intera pietanza e della dieta. Secondo il Nutri-Score perfino l’olio extravergine d’oliva sarebbe meno sano della Coca Cola.
I tempi per la decisione dell’Ue sul sistema di etichettatura alimentare si avvicinano velocemente (giugno) e i produttori delle eccellenze casearie italiane lanciano il grido d’allarme. «Diciamo no al Nutri-Score – spiega Antonio Auricchio, presidente di Afidop, l’associazione dei consorzi dei formaggi Dop - e alle etichette basate su quantitativi di riferimento scollegati dalle abitudini di consumo nella dieta quotidiana. Si tratta di strumenti fuorvianti che disincentivano il consumo dei nostri piatti banalizzando i valori nutritivi dei nostri prodotti. Sosteniamo e promuoviamo invece informazioni corrette e complete al consumatore per una alimentazione sana ed equilibrata».
A rischiare non è solo il nostro gusto (nessuno, comunque, ci potrà vietare di mangiare quel che vogliamo) ma uno dei comparti più fiorenti dell’agroalimentare italiano.
Dai dati Istat elaborati da Alleanza Cooperative Agroalimentari, emerge il boom di vendite fuori dai confini europei negli Stati Uniti (+34,4% in valore e +19,7% in volume), dove i formaggi italiani hanno raggiunto i livelli pre-dazi, e in Cina (+35,1% in valore e +26,4% in volume). Una lieve battuta d’arresto nel Regno Unito (-2,7% in valore) per le conseguenze della Brexit e leggera flessione in Giappone (-1,8% in valore). In Francia (+13,8% in valore per un totale di 705 milioni di euro) il risultato è ritenuto ottimo, trattandosi di un importante concorrente sia come produttore che esportatore. Tra i formaggi che continuano ad aumentare le vendite all’estero, in particolare, la Mozzarella (+12,5%), il Grana Padano e Parmigiano Reggiano (+5,3%), che insieme fatturano più del 30% del totale. «Il trend positivo che c’è da anni - teme Giovanni Guarneri, coordinatore del settore per Alleanza Cooperative - potrebbe tuttavia essere arrestato da alcune iniziative comunitarie, come i prospettati tagli ai fondi per la promozione dei prodotti Dop, e soprattutto dallo spettro del Nutri-Score che rischia di porre un brusco freno anche alle performance positive sui mercati esteri».
L’INCERTEZZA
Il meccanismo del Nutri-Score disincentiva il consumo di alcuni alimenti e nel suo mirino finirebbero i formaggi portabandiera dell’Italia nel mondo: Asiago, Gorgonzola, Grana Padano, Mozzarella di Bufala Campana, Parmigiano Reggiano e Pecorino Romano, solo per citarne alcuni. Forte incertezze, quindi sul futuro, in un momento già particolarmente pesante. «Senza il mais e il girasole dell’Ucraina - afferma Riccardo Deserti, presidente di OriGIn, l’Organizzazione internazionale delle indicazioni geografiche - il mercato globale delle materie prime per la zootecnia è andato in crisi, con ricadute su tutta la filiera lattiero casearia italiana. C’è poi lo spettro della contrazione dei consumi: oggi a renderlo ancora più evidente nel nostro settore sono le conseguenze dirette del conflitto, il caro bollette e petrolio. Ma domani potrebbe arrivare anche il Nutri-Score, un sistema di etichettatura nutrizionale fuorviante che va bloccato prima di allontanare ulteriormente il consumatore dai formaggi e da altri simboli della dieta mediterranea».
Il Mattino