Gli 80 euro hanno favorito soprattutto il Centronord, dove si concentrano i lavoratori dipendenti. La flat tax è un massiccio sconto fiscale che va a beneficio dei...
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Gli ingredienti della manovra economica alla quale sta lavorando il ministro Giovanni Tria devono ancora essere dosati, ma il sapore comincia ad essere prevedibile. Ed è un gusto piuttosto amaro per il Mezzogiorno. Purtroppo in continuità con le stagioni politiche appena trascorse.
Si consideri il bonus degli 80 euro, nato nel 2014 per iniziativa del governo Renzi e che il governo Conte intende abolire per assorbire il bonus in una riduzione delle aliquote. Hanno beneficiato degli 80 euro ben 11 milioni di contribuenti, pari al 28% del totale. Non sono pochi, tuttavia a Napoli la quota scende al 24%. Idem a Benevento. Ad Avellino si scende al 23%, a Caserta al 22% e a Salerno appena al 20%. Nei piccoli centri del Sud va anche peggio: a Valle Agricola, in provincia di Caserta, appena il 10% dei contribuenti ha visto gli 80 euro. A Volturara Appula, il paese natale di Giuseppe Conte, la percentuale di beneficiari non arriva al 17% dei contribuenti, mentre a Rignano sull'Arno, il Comune di Matteo Renzi, il 28% viene superato sia pure di mezzo punto. Il top di beneficiari si tocca a Livigno, con il 42%, e ad Andalo, con il 44%.
OTTIMO PARETIANO
L'obiettivo del ministro Tria - del tutto condivisibile - è di semplificare: togliere il bonus di 80 euro e togliere soprattutto la pletora di 466 agevolazioni fiscali, croce e delizia dei commercialisti. Il primo vale 9 miliardi e le seconde tutte insieme 55 miliardi. In totale sono ben 64 miliardi a disposizione di Tria per ridurre le aliquote Irpef e per far partire una forma iniziale di reddito di cittadinanza. Il principio seguito da Tria è quello del cosiddetto «ottimo paretiano», nel quale nessuno ci perde e qualcuno ci guadagna per cui il saldo è positivo. Tria però rilegge l'economista Vilfredo Pareto spiegando che pareggi e guadagni vanno valutati «in un'ottica pluriennale». Quindi non esclude che qualcuno possa rimetterci nel breve periodo.
Semplificazioni e sconti di aliquote Irpef - anche se sono obiettivi condivisibili - non incidono sulla trappola nel quale è caduto il Mezzogiorno. Il quale ha bisogno, se si dà ascolto alla Svimez, di investimenti pubblici e di una rete di servizi sociali e di trasporti all'altezza di un paese civile. Invece il governo sembra puntare a una spending review di tipo piatto, cioè tagliando in modo lineare (tranne che per sanità, ricerca, scuola). Ciò significa che non ci saranno spinte per migliorare la rete di trasporti pubblici al Sud, per attivare i servizi agli anziani, per costruire nuovi asili nido. Anzi, proprio sui nidi, il governo ha fatto propria la richiesta delle regioni del Centronord dove i servizi sono disponibili e l'obiettivo è ridurre i costi per le famiglie. Proporre, come è stato fatto, l'asilo gratis significa agevolare le famiglie che vivono nei posti dove l'asilo nido c'è (e che oggi pagano una retta a prezzo calmierato) e lasciare a secco chi quell'asilo non lo ha ancora visto. Cioè, ancora una volta, le famiglie meridionali.
Persino la riforma previdenziale ha una chiara connotazione territoriale. Al Sud, infatti, il lavoro discontinuo rende più difficile raggiungere quota 100 (64 di età e 36 di contributi). Anche perché conseguire tale quota equivale ad aver iniziato a lavorare in modo regolare a 28 anni, senza interruzioni. Una condizione non impossibile, ma che per i meridionali è meno frequente.
La riserva per il Sud, si è detto, è il reddito di cittadinanza. Qualunque sia la formulazione, i destinatari saranno in misura notevole nel Mezzogiorno. Anche qui, però, c'è una possibile trappola che i leghisti - i quali sono finora apparsi più esperti dei pentastellati nell'amministrazione della cosa pubblica - potrebbero far scattare. Le soglie di povertà infatti possono essere differenziate a livello territoriale in base al principio che a Milano e in generale al Nord esiste una sorta di povertà psicologica, legata al fatto che i consumi medi in quel territorio sono di migliore qualità. Un criterio statistico che fa sì che nel paniere minimo dell'Istat per la povertà assoluta i prodotti considerati essenziali per chi vive al Nord sono di prezzo e di qualità superiore rispetto a quelli giudicati indispensabili al Sud.
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Il Mattino