Il primo pensiero per la maggioranza delle famiglie è risparmiare, tagliare le spese. Sull'abbigliamento e le calzature, soprattutto. Ma persino su spese considerate...
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È l'Istat a fotografare, con un dettagliato questionario che ha coinvolto 19mila famiglie, le abitudini sui consumi nel 2018 dei residenti in Italia. La spesa media è stata di 2.571 euro al mese, 7 euro sopra quella del 2017, ma intanto i prezzi salivano. Così i consumi reali, al netto dell'inflazione, sono scesi per la prima volta da cinque anni, con un calo dello 0,9%. Si è allontanato ancora il tenore di vita di prima della crisi. Nel 2011, le famiglie spendevano in media 2.640 euro al mese, poi è arrivata la seconda ondata della recessione.
I divari tre le due Italie restano, con una lieve convergenza. Ottocento euro al mese separano i consumi mensili delle famiglie del Nord Ovest da quelli delle famiglie delle Isole. La distanza si è leggermente ridotta ed è scesa sotto il 40% per la prima volta dal 2009, ma continua a pesare. Un divario di poco minore, pari al 35%, riguarda le famiglie di stranieri rispetto a quelle degli italiani. Ai divari territoriali si sommano le disuguaglianze sociali, con le famiglie del quinto più ricco che spendono oltre cinque volte più di quelle del quinto più povero, anche qui con una lieve convergenza: il rapporto infatti è sceso da 5,2 volte a 5,1 volte. Anche se si guarda all'1 per cento più ricco confrontato con l'1% più povero si registra una piccola rivincita dei deboli. Nel 2018 infatti le famiglie poverissime hanno visto le spese per i consumi salire da 507 a 531 euro mentre l'1% più ricco ha dovuto «fronteggiare» una contrazione di consumi da 8.606 a 8.344 euro mensili. Le famiglie di imprenditori e liberi professionisti hanno consumi di 4.025 euro mentre, all'estremo opposto, le famiglie dei disoccupati spendono 1.793 euro.
All'aumentare del livello di spesa cambia il tipo di consumi. Le famiglie benestanti spendono di più per il tempo libero e la moda, mentre in quelle con minori consumi più di un quinto della spesa è assorbito dal cibo, con il top in Campania (23,8%). L'alimentare è l'unico settore nel quale non ci sono marcate differenze territoriali, con una media di 462 euro e un minimo nelle Isole di 441. Per l'istruzione, invece, le differenze sono nettissime, peraltro su valori molto bassi. Il massimo di spesa mensile è nel Nordovest con 21 euro contro gli 11 euro del Sud. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino