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Parte la stretta al reddito di cittadinanza voluta dal governo Draghi, con i primi tagli agli assegni (chi a gennaio ha rifiutato un impiego questo mese ha ricevuto 5 euro in meno) e le sospensioni delle card per chi non ha frequentato in presenza i centri per l’impiego il mese scorso. A marzo il reddito di cittadinanza compirà tre anni, ma gli inserimenti nel mondo del lavoro dei percettori ritenuti occupabili sono ancora al palo. Il flop: l'Inps ha rilevato che circa il 70% dei beneficiari della prima ora, quelli che hanno ottenuto l'aiuto ad aprile del 2019, quando la misura dei Cinquestelle era ai nastri di partenza, nel secondo semestre del 2021 ancora ricevevano la prestazione di sostegno al reddito. Dunque appena un terzo dei percettori iniziali è uscito dalla platea degli aventi diritto, o perché ha trovato un'occupazione o perché non aveva i requisiti o per effetto di variazioni dell'Isee dovute per esempio a beni e somme ricevute in eredità negli ultimi 24 mesi.
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I correttivi al reddito
Alla fine del 2021 i percettori del reddito di cittadinanza tenuti alla sottoscrizione del patto per il lavoro erano 1.109.287, di cui appena il 37,9% risultava preso in carico.
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A dicembre hanno ricevuto l'aiuto quasi 1,4 milioni di famiglie, parliamo di tre milioni di persone coinvolte, di cui un terzo in condizione di cercare un'occupazione. Pesa il mancato potenziamento dei centri per l'impiego. Dovevano essere assunti dalle Regioni più di 11mila operatori per rinforzare i centri, ma come evidenziato dal ministro Andrea Orlando la metà deve ancora essere selezionata.
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Il Mattino