In arrivo le tanto attese misure sul trattamento di fine rapporto degli statali. Il decreto e l'accordo quadro necessari per dare il là agli anticipi bancari fino a 45...
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Nel decretone che ha introdotto il reddito di cittadinanza e quota 100 c'è una norma che consente al dipendente pubblico di richiedere un prestito bancario fino a 45 mila euro per incassare subito una parte della liquidazione, senza dover aspettare fino a due anni come accade oggi. In assenza però dell'accordo quadro tra i ministeri coinvolti e l'Abi, l'associazione delle banche, non è possibile procedere.
Nei casi peggiori, a dire il vero, gli statali attendono fino a tre anni per ottenere la buonuscita: ai dipendenti pubblici il trattamento di fine rapporto infatti viene pagato in un'unica soluzione solo quando l'importo non supera i 50 mila euro, altrimenti il saldo avviene in due o tre tranche annuali. Inizialmente, l'anticipo doveva essere pari o inferiore a 30 mila euro, ma in fase di conversione della legge 26 l'asticella è stata portata a 45 mila euro. L'intesa sui prestiti bancari per i dipendenti pubblici si sarebbe dovuta concretizzare però già alla fine del mese scorso, ovvero entro al massimo 60 giorni dall'entrata in vigore della legge 26 che ha istituito quota 100 e reddito di cittadinanza. L'esecutivo deve anche mettere nero su bianco le modalità attraverso cui verranno attuati i prestiti.
Inevitabilmente, il ritardo accumulato fin qui ha suscitato non poca preoccupazione nei diretti interessati. Ora però che i provvedimenti sono stati predisposti gli statali possono tirare un sospiro di sollievo. La prossima settimana saranno conclusi gli ultimi approfondimenti tecnici, ha rivelato la ministra Giulia Bongiorno. Che poi ha sottolineato: «Stupiscono le polemiche di questi giorni sull'impegno del governo a favore dei dipendenti pubblici. In particolare, ci tengo a ricordare che con il decreto legge quota 100 abbiamo posto fine a quella che le organizzazioni sindacali definiscono una discriminazione nei confronti degli statali derivante dalla corresponsione differita del Tfr, misura restrittiva che non è certamente ascrivibile a questo esecutivo».
Nel settore privato il trattamento di fine rapporto viene liquidato subito. Sono poco più di 200 mila i dipendenti pubblici che potrebbero andare in pensione quest'anno e che attendono novità in merito alla liquidazione del Tfr-Tfs. Il governo, ha ricordato Bongiorno nella nota diffusa ieri dal suo dicastero, ha previsto la possibilità di un'anticipazione bancaria del trattamento, nonché uno sgravio fiscale attraverso la riduzione dell'aliquota Irpef. «La soluzione ha il pregio di neutralizzare gli oneri legati agli interessi connessi all'anticipazione finanziaria e al differimento temporale della liquidazione per chi non opta per il finanziamento, considerato che il Tfs o Tfr sarà corrisposto con una consistenza netta superiore grazie alla riduzione dell'aliquota Irpef». Il ministro per la Pubblica amministrazione ha precisato anche che le misure del decreto legge sono attuate attraverso l'adozione di un decreto del presidente del Consiglio, di concerto con il ministro dell'Economia, del Lavoro e della Pa, sentito il parere dell'Inps, del Garante per la privacy e dell'Antitrust. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino