Energia, summit del Mediterraneo: si punta sulle rinnovabili

Energia, summit del Mediterraneo: si punta sulle rinnovabili
Non quale sia la fonte energetica più promettente (domanda per molti versi senza senso), ci si è chiesti piuttosto come integrare al meglio quelle a disposizione. A...

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Non quale sia la fonte energetica più promettente (domanda per molti versi senza senso), ci si è chiesti piuttosto come integrare al meglio quelle a disposizione. A cominciare dalle rinnovabili, naturalmente. Riuniti a Napoli per una cinque giorni di confronti dal 17 al 21 settembre in occasione della decima edizione del Mediterranean Combustion Symposium, 230 esperti provenienti da oltre 40 Paesi (a dispetto del titolo, il Simposio ha negli anni coinvolto anche le comunità scientifiche americane, asiatiche e quella australiana) hanno fatto il punto sui trend della ricerca energetica mondiale. Due i punti fermi: le fonti fossili non sono ancora morte, si lavora su cosa inventarsi per non sprecare nemmeno un joule di quelle che rimangono. Due: le rinnovabili rappresentano un solido presente ma per garantire una certa serenità di risultati serve capire come farle dialogare. E su questo una novità arriva dalla Campania.

 
BioValue, il solare va a braccetto con le biomasse
Promosso dal Distretto regionale ad Alta Tecnologia per le energie “Smart Power System”, il progetto BioValue punta a sviluppare impianti di piccolo taglio in grado di sfruttare solare e biomasse. Per una regione a forte vocazione agricola e con la seconda estensione forestale del Meridione avere macchine del genere significherebbe poter cominciare a invertire il segno meno della bilancia energetica (secondo l’ultimo rapporto Terna dello scorso luglio, la Campania è in deficit di produzione per circa il 42 per cento del totale consumato) e offrire nuove soluzioni a un mercato che non conosce crisi. “Lo scopo generale del progetto – precisa Riccardo Chirone, direttore dell’Istituto di Ricerche sulla Combustione del Cnr di Napoli, organizzatore del Simposio e direttore scientifico di BioValue – è valutare la fattibilità di impianti di piccola scala, fino a 200kWe, che integrino tecnologie di trasformazione termochimica e biochimica e impianti a radiazione solare concentrata. Insieme ai nostri partner stiamo ora valutando il potenziale di differenti tipologie di materiali combustibili rinnovabili disponibili sul territorio”.

Se gli allevamenti di bufale diventano giacimenti energetici 
Qualche esempio? I reflui zootecnici bovini e bufalini, da cui gli esperti stimano di ottenere una potenza termica di circa 40MW all’anno, ma anche la ramaglia e i residui di potatura il cui utilizzo permetterebbe di ottenere una produzione di circa 400 MW termici. “Tra i residui agroalimentari molto appetibili – continua Chirone – ci sono sicuramente la sansa, prodotto di scarto della produzione di olio di oliva, e le buccette di pomodoro, da cui sarebbe possibile recuperare circa altri 5 MW termici”. Piccoli giacimenti da mettere a frutto perché, a meno di nuove tecnologie "disruptive”, a fare la differenza nella corsa alla sostenibilità non è mai un singolo fattore ma la capacità di fare sintesi tra quel che si ha disposizione”.
Per un valore di oltre 6 milioni di euro, oltre all’Istituto del Cnr BioValue coinvolge tre imprese (Magaldi Power SpA, Graded SpA, Bioenergy Srl) e tre università ("Federico II", Università del Sannio, Università Vanvitelli) con la regia, per dir così, del Distretto Smart Power System.   
 
L’impianto prototipale a Buccino
La fase di ricerca va di pari passo con quella di testing, così in due anni gli ingegneri del Dipartimento di Ingegneria Chimica, dei Materiali e della Produzione Industriale della Federico II hanno realizzato un impianto a carattere sperimentale da 100kW a Buccino, nel salernitano, presso gli stabilimenti della Magaldi Power. "L'impianto è caratterizzato da una elevata flessibilità - spiega Giovanna Ruoppolo, ricercatrice del Cnr tra i responsabili di BioValue - è predisposto per far dialogare la generazione di energia elettrica da sorgente solare con bio-syngas prodotto da processi termochimici o bio-chimici da biomasse residuali. “In questo modo l’impianto può avere un intervallo di funzionamento e di produzione di energia elettrica anche in assenza di radiazione solare”, 

Sfatare il “mito” della filiera corta: verso un sistema ibrido
Un altro obiettivo di BioValue è quello di produrre un “bio-olio” che possa essere sia utilizzato in impianti di produzione di energia sia essere inviato a bioraffinerie per la produzione di biocombustibili. Si tratterebbe del superamento del mito della filiera corta (produrre dove si consuma) che non è detto vada bene per ogni esigenza. “Il limite attuale della valorizzazione energetica delle biomasse è rappresentato dal rapporto tra massa ed energia prodotta. Spostare un joule di energia – spiega Piero Salatino, presidente di Smart Power System – significa spostare grandi quantità di residui biogenici, per questo si è affermata la filiera corta. Bruciare biomasse sul posto attraverso un boiler dà tuttavia rese molto basse per impatti ambientali non sempre brillanti”.Nell’ambito di Bio-Value, Smart Power System sta allora sperimentando sistemi di pretrattamento delle biomasse che, convertite “sul posto” (presso fattorie e aziende agricole) in bio-olio ad elevatissima densità energetica, verranno poi inviate a bioraffinerie per i necessari processi di estrazione. “Si creerà così - conclude Salatino - un processo ibrido decentralizzato-centralizzato: decentralizzato nella fase di “pre-trattamento” delle biomasse, centralizzato in quella di raffinazione ed estrazione del potenziale energetico. Il progetto favorirà inoltre l’individuazione di bacini agro-energetici in coerenza con la tutela di biodiversità,


delle produzioni tipiche regionali e della preservazione dei suoli agricoli ad elevata fertilità. La  Campania è la quarta regione in Italia per numero di Dipartimenti universitari coinvolti nei settori della green economy, disponiamo di know-how con competenze trasversali ai fabbisogni tecnologici dei settori industriali, possiamo e dobbiamo essere ambiziosi, non solo pensare ad assicurare i nostri fabbisogni energetici ma prepararci per essere anche fornitori. Ci sono tutte le condizioni per creare occupazione e vendere le nostre tecnologie a livello globale”.    









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Il Mattino