Koustav è nato a Calcutta 29 anni fa, ma è un 'globetrotter' della ricerca e il suo viaggio da un laboratorio all'altro lo ha portato nell'ultimo...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
I tre borsisti vincitori delle fellowship Love Design 2017 sono stati presentati ufficialmente oggi a Milano, insieme ai progetti che porteranno avanti all'Ifom e all'Istituto europeo di oncologia (Ieo). Koustav Pal, laurea in biotecnologie all'Amity University in India, punta a identificare mutazioni nelle cosiddette regioni 'enhancer' (regioni del Dna che influenzano lo stato di espressione di un gene) e capire se possono essere usate come marcatori prognostici per meglio classificare i pazienti con tumore al seno. «Obiettivo a lungo termine definire approcci terapeutici più specifici o personalizzati». Il bioinformatico lavora nel gruppo guidato da Francesco Ferrari all'Ifom, focalizzato sullo studio della regolazione epigenetica e trascrizionale del genoma. Dopo aver «viaggiato tanto» ed essersi «mescolato a persone di diverse culture e lingue», a Milano ha trovato di nuovo un ambiente internazionale. Nel gruppo, oggi di quattro persone (ma destinato ad allargarsi), ci sono un'altra collega dall'India, un ungherese e una ricercatrice altoatesina, unica italiana. La città lo ha adottato e quando torna a casa - come è successo a dicembre per celebrare il fidanzamento ufficiale con la sua partner Henna, anche lei scienziata e Phd student - sente la mancanza del cibo e del caffè tricolore. Fare ricerca è diventato il suo obiettivo già dai tempi delle medie, quando Koustav ha «perso una persona molto cara». In quel periodo, racconta, «avevo tante domande per cui nessuno sapeva le risposte». E ha deciso di contribuire a trovarle analizzando grandi quantità di dati ottenuti da sequenze di Dna. Con il computer punta a fare grandi cose. «In relazione al mio progetto ho già sviluppato il prototipo di uno strumento informatico capace di identificare coppie di enhancer (interruttori) e geni bersaglio». L'avventura continua per ora in Italia, ma con la valigia sempre a portata di mano.
Dai big data ai test su cellule in vitro, uno degli strumenti con cui Irene Schiano Lomoriello punta a capire i meccanismi alla base del ruolo di Epsin 3, una proteina endocitica, nel tumore al seno e nella regolazione delle staminali mammarie. «Sappiamo - spiega la ricercatrice, laureata in Biologia all'università Federico II di Napoli e ora all'ultimo anno del dottorato alla Semm (Scuola europea di medicina molecolare-Ifom) - che il gene Epsin3 è amplificato e la proteina è overespressa nel tumore al seno e correla con una peggiore prognosi e con metastasi». A Milano, dove è approdata tre anni fa dopo una parentesi di sei mesi negli Usa, Irene vuole continuare a indagare in questa direzione con il gruppo di lavoro supervisionato da Pier Paolo di Fiore e Sara Sigismung. Tante le ore trascorse ogni giorno in laboratorio. E la speranza di «dare nel mio piccolo un contributo alla ricerca contro il cancro», spiega, «mi spinge a continuare nonostante le difficoltà che si incontrano» sul campo. Idee chiare su questo punto anche per la più giovane fra i ricercatori premiati da Love Desing 2017, Rossella Scotto di Perrotolo, laureata alla Federico II in Biotecnologie con indirizzo medico per poi proseguire il suo percorso nella città meneghina. Innamorata fin dalle superiori della «complessità» dei fenomeni studiati dalle scienze della vita, sotto la sua lente c'è Myosin VI, una proteina con più funzioni nella cellula (coinvolta in particolare nella migrazione cellulare) e soggetta al fenomeno dello 'splicing alternativo', che fa sì che a partire da uno stesso gene si possono avere forme alternative di una stessa proteina. «Durante la trasformazione da cellula normale a cancerosa - precisa la ricercatrice - si ha uno 'switch' di espressione», dalla 'versione' long di Myosin VI a quella short, «e ciò conferisce alla cellula maggiore capacità di migrazione e metastatizzazione». È un fatto significativo, soprattutto nel cancro all'ovaio, e «il nostro scopo è capire quali sono i segnali all'interno della cellula che lo guidano». L'interesse per Myosin VI è nato sotto l'ala di Carlos Niño Suarez, scienziato che Rossella definisce un suo «punto di riferimento». Il progetto sostenuto con i fondi di Love Design lo seguirà sotto la supervisione di Simona Polo, nell'arco dei prossimi tre anni del suo percorso da dottoranda Semm. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino