Agguato a Napoli, killer filmati nel raid: il giallo del video sparito

Agguato a Napoli, killer filmati nel raid: il giallo del video sparito
Ha avuto la lucidità di capire che stava accadendo qualcosa di brutto sotto i propri occhi. Ha avuto la prontezza di intuire che quelle scene che si stavano consumando in...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Ha avuto la lucidità di capire che stava accadendo qualcosa di brutto sotto i propri occhi. Ha avuto la prontezza di intuire che quelle scene che si stavano consumando in strada non erano ordinarie che l’atmosfera era tesa e non c’era da stare tranquilli. E ha fatto il gesto più istintivo e spontaneo che si possa fare oggi, per chi è giovane e vive la pienezza delle emozioni instant: ha impugnato il telefonino cellulare, ha preso la mira e ha fatto play. Ha filmato. Ha racchiuso in pochi secondi le immagini finali di un agguato di camorra, con i killer che sparano e ammazzano, che sgommano (senza neanche tanta fretta, magari solo per fare un po’ di baccano), in pieno stile gomorra e che si allontanano lasciando a terra il morto. 

Ventiquattro giugno scorso, intorno alle 12. Traffico e caldo in via Teano a Miano. Da giorni si spara a vuoto - le cosiddette “stese” - c’è un nuovo boss (l’ennesimo) che punta a fare fuori gli ex dei Lo Russo. Tocca a Antonio Avolio, uno che ha lasciato da poco la cella e che - secondo quanto emerso finora - ha poca voglia di mettersi in riga, rispetto agli ordini impartiti dalle nuove leve. È lì, Avolio, al centro della strada. Ha da poco scartato una barretta energetica (pare ci tenesse alla linea), quando viene centrato due volte. Tum tum, omicidio di camorra a Napoli. Accade tutto sotto gli occhi di decine di persone, che sono incolonnate nel traffico, che sono all’esterno di un bar o di un supermercato, che sono ai balconi delle loro abitazioni.  Già, i balconi. C’è una persona che ha capito tutto, che per qualche attimo è rimasta impietrita di fronte ai killer. Ha visto tutto, sa chi sono. 

Ma c’è di più. Ha anche avuto la forza di filmare la scena finale, quella della fuga dei due killer che, dal canto loro, hanno agito sapendo benissimo che quella zona non era coperta da telecamere. Li inchioda, a modo suo. Immagazzina delle immagini che potrebbero rappresentare la svolta nel corso di un probabile processo di camorra, chiudendo il cerchio attorno al ruolo di almeno un paio di assassini (potrebbero aver agito, con un ruolo di supporto altri due elementi in sella a un altro scooter). Una mossa che però non è passata inosservata. Anzi. In un’ottica criminale, sembra aver scatenato una sorta di controinchiesta in quel di Miano. C’è chi ha notato quel gesto di filmare la scena dell’assassinio. C’è chi ha fatto riferimento al video, in un tam tam alimentato soprattutto nell’interesse di chi sta dalla parte del nuovo boss o, più semplicemente, cerca di evitare rogne sotto casa. 

Un retroscena che ha avuto due ripercussioni immediate, quasi a mo’ di riflesso condizionato: per qualche giorno la film-maker ha lasciato la zona, salvo poi fare ritorno a casa, dopo aver distrutto il video. Non è stato mandato a nessuno, non c’era niente di importante - ha spiegato a tutti -, comunque sappiate che tutto è andato distrutto. Inutile a questo punto provare a ricavare altri particolari da parte delle forze dell’ordine che, dopo aver acquisito il telefonino cellulare, si sono trovate di fronte a un buco nell’acqua. Niente foto, niente video, tutto cancellato. Reazione umanamente comprensibile, in un quartiere dove i morti ammazzati e i raid di camorra sono all’ordine del giorno. E a stento fanno ancora notizia. 

Lo abbiamo raccontato in un altro servizio pubblicato su questo giornale, appena un mese fa, a proposito della gomorra silenziosa, quella che incute paura e crea rassegnazione, al punto tale che di fronte a un volume di fuoco da scenario bellico non arrivano più denunce, segnalazioni, neanche la classica telefonata anonima ai centralini delle forze dell’ordine.  Ricordate l’allarme sul silenzio di Miano? In cinque giorni a luglio, quattro stese (che provocano danni e il ferimento di un uomo), zero denunce. 

Ed è accaduto di nuovo lo scorso otto luglio, con l’ennesima esibizione di violenza criminale, finalizzata a spaventare o a rimarcare il territorio. Ma cosa accade in un pezzo dell’area metropolitana napoletana? Cosa spinge una persona a lasciare la propria abitazione, per poi ricomparire con il telefonino cellulare vuoto? Stando alla ricostruzione investigativa, c’è un nuovo gruppo criminale nato dopo lo smantellamento dei Cifrone e dei Balzano, quelli di Miano “di sopra” e “di sotto”, per usare espressioni già superate, in una dinamica di violenza e silenzi che - a distanza di decenni - ti impedisce di fare una vita normale: ti impedisce anche soltanto di stare affacciata al balcone di casa sua. 

Leggi l'articolo completo su
Il Mattino