Se il caso di Mimmo Lucano diventa chiacchiera da bar

Se il caso di Mimmo Lucano diventa chiacchiera da bar
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Gentile Direttore, pensavo a Mimmo Lucano. Sovente il futuro viene introdotto da logiche controintuitive, e mi piace pensare che l’aristocrazia altro non è che il governo di quelli che sono capaci, prima degli altri, di intuire e governare queste logiche per aprire la strada al futuro. La storia del nostri bel Paese è disseminata di generazioni di politici, filosofi, artisti e poeti il cui unico torto è stato quello, in tempi non ancora maturi, di credere in un’utopia e di pagarne care, carissime le idee. Perché come recita un detto ebraico: «Chi coltiva datteri non mangia datteri» e come i datteri, le idee maturano con il tempo; diventano vita e nutrimento dei posteri ovvero futuro. Lei cosa pensa del caso e del verdetto di Mimmo Lucano?

Giovanni Negri
Brusciano

Caro Giovanni, la vicenda del sindaco di Riace Mimmo Lucano è l’emblema di un modo di affrontare, da destra a sinistra, questioni importanti come se fossimo al bar del paese o, peggio ancora, su due curve contrapposte in uno stadio di calcio. Detto che, anche in Italia, non si possono commettere reati per far del bene e che Mimmo Lucano voleva far del bene non c’è nessun dubbio. In una democrazia liberale il fine, però, non giustifica mai mezzi. Parlare di Lucano vuol dire parlare di immigrazione e rapporto tra giustizia e politica. E anche in questo caso il clima non è stato sufficientemente sereno. Mi colpirono molto, due anni fa, le decisioni dei giudici su Mimmo Lucano quando venne allontanato dal suo paese. Per ben due volte, con Salvini al ministero dell’Interno, il ricorso venne respinto. Passata l’estate, proprio il giorno dopo la caduta del governo giallo verde un altro giudice sentenziò in direzione opposta. Nessuno mi toglie dalla testa che la decisione venne presa perché il clima politico era cambiato. E non mi stupirei se la sentenza d’Appello ora portasse sorprese. Bisogna allora ammainare le bandiere e abbassare il volume. Altrimenti problemi così complessi non si risolveranno mai. 

Federico Monga

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Il Mattino