Se la parabola dei 5Stelle «finisce» nel 2 per mille

Se la parabola dei 5Stelle «finisce» nel 2 per mille
Gentile direttore, Giuseppe Conte si è detto pronto «ad affrontare la novità del due per mille», ossia il meccanismo che prevede fondi per i partiti...

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Gentile direttore,
Giuseppe Conte si è detto pronto «ad affrontare la novità del due per mille», ossia il meccanismo che prevede fondi per i partiti politici attraverso la scelta volontaria dei contribuenti, inserita nella dichiarazione dei redditi. Ed ecco che cade anche l’ultimo tabù del Movimento: il no a qualsiasi forma di finanziamento pubblico ai partiti. Nel lontano 2014 sul blog delle stelle si leggeva: «I partiti vogliono i soldi del tuo 2 per mille, il M5S no». Molti originari divieti sono stati fatti a pezzi, il rigore primordiale non si vede più, abbonda l’agguagliarsi a tutti i partiti. Che ne è delle riunioni pubbliche, degli scontrini, dell’uno vale uno, del rifiuto di presenze televisive, delle scelte politiche formalmente assunte mediante consultazioni, della corsa solitaria, del ripudio delle alleanze e delle sedi non fisiche bensì telematiche? Il cambio di rotta sarebbe motivato soprattutto dalle difficoltà economiche del Movimento. Come si dice in questi casi? «Come si cambia per non morire...».

Antonio Cascone
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Caro Antonio, delle origini del Movimento Cinque Stelle ma anche della campagna elettorale per le elezioni del 2018, stravinte come solo Berlusconi era riuscito a fare nel 1994, è rimasto ben poco, quasi nulla. Tutto è cambiato ma sono rimasti i leader: Roberto Fico presidente della Camera, Luigi Di Maio ministro degli Esteri e Alessandro Di Battista, più fuori che dentro al Movimento con il ruolo di duro e puro. Non ci sono di certo più i voti di 4 anni fa. Come hanno dimostrato le recenti elezioni comunali. I 5 Stelle al governo ci sono saputi stare, pure in Parlamento ma non nel Paese, almeno per quanto riguarda il consenso elettorale. L’offerta politica si è annacquata di molto. Probabilmente la natura stessa del Movimento era più di lotta e di contestazione che di governo. Adesso con l’era Conte, che a ben guardare non sembra nemmeno iniziata, la proposta del Movimento vaga tra un Pd lato ex democristiani e un’aspirazione ecologista, modello Verdi di Pecoraro Scanio. Già visto, già dato. 

Federico Monga

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Il Mattino