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ROMA – Il “re delle dune” ha un sogno: «Vincere la Dakar nel 2021 e poi andare alle Olimpiadi di Tokyo per festeggiare la vittoria proprio in Giappone», dove si trova il quartier generale del costruttore per il quale corre, la Toyota. Nasser Al-Attiyah ha già vinto tre volte il più massacrante rally del mondo e lo ha fatto con tre costruttori differenti, prima del trionfo con la casa nipponica aveva celebrato quelli con Volkswagen e Mini. Lo scorso anno nella prima edizione saudita della competizione ha solo sfiorato il successo con l'Hilux. Tra poco più di un mese tornerà all'assalto. Quando partirà avrà da poco compiuto 50 anni, che non sono pochi, ma sono sempre meno degli eterni rivali Carlos Sainz, campione uscente, e Stephan Peterhansel.
«Mi alleno molto e mi tengo in forma: l'età non cambia le cose e Sainz e Peterhansel lo dimostrano», assicura il fuoriclasse del Qatar, che la prossima estate in Giappone parteciperà ai settimi giochi olimpici di fila.
«Non è solo il mio navigatore: è praticamente uno della famiglia. Condividiamo molte cose anche quando sono a casa mia a Barcellona», precisa. Il qatarino assicura di essere «pronto al cento per cento» e non nasconde di essere soddisfatto della Toyota Hilux con la quale ha vinto in Andalusia, una sorta di prova generale, anche se continua a chiamare Glyn Hall (lo rivela lo stesso manager) per sollecitare nuovi interventi sulle sospensioni. «Il team e io abbiamo imparato da quello che è accaduto nella prima edizione della Dakar che si è corsa in Arabia Saudita – continua – eravamo molto vicini alla vittoria, ma poi abbiamo sbagliato qualcosa. La nostra auto è stata migliorata ed è forte e io, come sempre, darò il massimo».«Ogni Dakar – osserva – è diversa da quella precedente e riserva sempre delle sorprese. Ma di sicuro è sempre difficile».
Al-Attiyah non si sbilancia e assicura di nutrire grande rispetto per gli avversari. Parla di Sainz come di un rivale con il quale ha combattuto parecchio, sportivamente parlando, negli ultimi anni. Di Fernando Alonso dice che tornerà sicuramente alla Dakar dopo il suo rientro in Formula 1: «È uno che la gara la può vincere», garantisce senza esitazioni.
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