Aston Martin ko in borsa: -16,5% dopo profit warning. Da ipo bruciati 3,3 mld sterline

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LONDRA - Befana amara per Aston Martin che inizia l’anno con un allarme sui risultati del 2019 e un crollo in Borsa (-16,5%) mentre emette altri 100 milioni di dollari di...

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LONDRA - Befana amara per Aston Martin che inizia l’anno con un allarme sui risultati del 2019 e un crollo in Borsa (-16,5%) mentre emette altri 100 milioni di dollari di debito con un tasso a doppia cifra per finanziare il business e continua le «discussioni» per trovare nuovi investitori. Il produttore della supercar resa celebre da James Bond, che aveva già lanciato un profit warning con la semestrale, ha comunicato che «le sfidanti condizioni commerciali di novembre sono continuate a dicembre nel periodo di picco delle consegne risultando in vendite più basse, costi più alti e margini più contenuti».


Le stime di ebitda per l’anno sono state ridotte a 130-140 milioni di sterline (il consensus era di 200 milioni), il margine sui ricavi è stato tagliato dal 20% al 13,5-12,5% e le vendite sono scese del 7% a 5.809 unità, a fronte delle 7.100-7.300 pronosticate a inizio dello scorso anno. Il 2019 è stato un «anno molto deludente» e il gruppo, in rosso già nei nove mesi, «non riuscirà a realizzare i profitti che avevamo previsto», ha ammesso il ceo Andy Palmer. Fallito l’obiettivo di replicare il successo della Ferrari in Borsa, dove entrambe le società erano approdate esibendo multipli da titoli del lusso. Dall’ottobre del 2018 Aston Martin, secondo peggior titolo a Londra quest’anno, ha perso tre quarti del suo valore bruciando 3,3 miliardi di sterline mentre, dall’ipo nel 2015, la Rossa ha triplicato il suo valore.

I risultati in calo sono stati motivati con un quadro macro incerto, aggravato dalla Brexit, da un mix di prodotto che ha privilegiato il coupé entry level Vantage, a marginalità più ridotta, come pure da costi più alti per finanziare i clienti e sostenere il marketing. Per rimettersi in carreggiata Aston Martin punta sul suv di lusso Dbx, il cui lancio, ha detto Palmer, sta dando risultati «molto incoraggianti», con 1.800 ordini raccolti e la conferma dell’avvio della produzione nel secondo trimestre del 2020. Il buon andamento di Dbx ha permesso di ottenere un finanziamento da 100 milioni di dollari, la cui concessione era subordinata al raggiungimento di almeno 1.400 ordini.


Il tasso sarà a doppia cifra, come per il private placement da 150 milioni dello scorso settembre, prezzato al 12%. Ma il rilancio della casa britannica sembra anche legato all’ingresso di nuovi soci. Il gruppo, di cui primo azionista è il fondo Investindustrial di Andrea Bonomi, è infatti «in discussione con nuovi potenziali investitori strategici». Recentemente è circolato il nome del miliardario canadese Lawrence Stroll, proprietario della scuderia di Formula 1 Racing Points. Con un debito atteso a 6,2-6,8 volte l’ebitda, come sottolineano gli analisti di Jefferies, l’esigenza di riequilibrare la struttura finanziaria si fa sempre più pressante. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino