GINEVRA - Se Fiat ha fatto la parte del leone, a completare la dozzina delle “Auto dell’anno” tricolori hanno contribuito le due vittorie Alfa con la 156,...
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Anche a costo di suscitare commenti non sempre benevoli tra gli addetti ai lavori i giurati Coty (Car of the year) sono stati spesso lungimiranti. Ad esempio nel 2011, quando l’elettrificazione era un’idea balzana, priva di prospettive concrete dall’«urna» uscì a sorpresa il nome della Nissan Leaf elettrica. Seguita l’anno dopo dall’accoppiata Opel Ampera/Chevrolet Volt.
Scorrendo l’albo d’oro dell’«Auto dell’Anno» si prova un po’ di nostalgia nel leggere nomi ormai scomparsi dal panorama automobilistico mondiale. Se molti ricordano la Rover, che con la 2000 vinse il primo titolo nel 1964 (bis nel 1997 con la 3500) ed è sparita in tempi abbastanza recenti, lo stesso non si può dire della Nsu, regina del 1968 con la rivoluzionaria Ro80, e della francese Simca, vincitrice nel 1976 con la 1307/8 e tre anni dopo con la Horizon.
Nell’ultimo trimestre dell’anno i giurati stilano la «short list» delle 7 finaliste tra le concorrenti (quest’anno erano 37) arrivate nelle concessionarie di almeno 5 Paesi europei nei 12 mesi precedenti. Tra i tanti criteri di valutazione: design, comfort, sicurezza, economia, handling, prestazioni, funzionalità, attenzione all’ambiente, piacere di guida e prezzo – assumono particolare rilievo l’innovazione tecnologica e il rapporto qualità/prezzo. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino