JLR, Speth: «Con la I-Pace siamo stati coraggiosi. Guida autonoma ancora troppo costosa»

Ralf Dieter Speth, numero uno di Jaguar Land Rover
GINEVRA – Sul futuro elettrico Ralf Dieter Speth, numero uno di Jaguar Land Rover, non ha dubbi. Ne ha invece sul domani a guida autonoma. Il manager tedesco cresciuto in...

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GINEVRA – Sul futuro elettrico Ralf Dieter Speth, numero uno di Jaguar Land Rover, non ha dubbi. Ne ha invece sul domani a guida autonoma. Il manager tedesco cresciuto in Bmw e riapprodato nel mondo dell'auto con Ford nel 2007 prima di essere chiamato a gestire la delicata ma fruttuosa rinascita dei due marchi britannici rilevati dal colosso indiano Tata nel 2008 proprio dall'Ovale Blu è riuscito a concretizzare le ambizioni dell'azionista di riferimento.


«Abbiamo avuto la possibilità di lavorare con gli investimenti in misura superiore al normale», spiega. «È una percentuali attorno al sedici per cento dei ricavi – aggiunge – Ma sono risorse nostre, che ci dobbiamo guadagnare». Con una buona dose di umiltà, quando gli si chiede come sia riuscito a rilanciare JLR, Speth dice che «siamo anche stati fortunati». Dopo aver quasi rischiato l'estinzione, sotto la sua guida, Jaguar Land Rover è da due anni la prima casa automobilistica del Regno Unito con tre stabilimenti e quasi 545.000 veicoli fabbricati. Nel 2016 ha contabilizzato un ulteriore aumento della produzione dell'8%: 8 modelli su 10 vanno all'estero e raggiungono 136 mercati, molti dei quali europei. La Brexit è un passaggio delicato:

«Nessuno sa cosa succederà – ammette il manager – Io non ho la sfera di cristallo ed è ancora presto per capire come avverrà l'uscita dell'Unione Europea. Ma è un problema che non riguarda solo noi, ma l'intera industria del paese, che deve importare componenti dall'estero e la svalutazione della sterlina può essere un problema».

Quando avete deciso di investire in Slovacchia avevate previsto quello che sarebbe successo?
«Sono dinamiche industriali e la nostra scelta è precedente e non ha niente a che fare con la Brexit. Dirò di più: non è stata solo una questione economica».

La I-Pace è l'auto della svolta elettrica?
«Le alimentazioni elettriche e ibride sono già attuali e potrebbero affermarsi molto più velocemente di quanto ci si aspetti. Ma naturalmente c'è bisogno di un'infrastruttura adeguata e c'è bisogno di batterie con una maggiore autonomia».

Le batterie, appunto: siete impegnati anche in Formula E...
«La Formula E è per noi una grande opportunità formativa. Stimiamo che l'incremento tecnologico delle batterie sia tra il quattro e l'otto per cento l'anno. Ci serve. E ci servono anche una maggior densità ed un minor peso per poter offrire auto che soddisfino le esigenze del pubblico».

Jaguar I-Pace apre una nuova tendenza...
«Dal punto di vista estetico è un modello diverso con proporzioni inedite: vediamo come reagiranno i clienti. Abbiamo voluto dimostrare che si può offrire anche un'auto elettrica differente. Vorrei dire che siamo stati coraggiosi ad andare in questa direzione e sono anche cautamente ottimista».

Il vostro obiettivo?
«Crediamo che fra quattro anni tra il quaranta ed il cinquanta per cento dei nostri volumi saranno legati a modelli ibridi o elettrici».

Ci sarà anche una Land Rover a zero emissioni?
«Pensiamo molte cose, ma siamo un costruttore che non ha i volumi di altri brand premium. Noi non vogliamo né possiamo occupare ogni segmento ed ogni mercato. Dobbiamo fare delle scelte».

Quindi non può dire oggi se arriveranno nuovi modelli su altre piattaforme?
«...Abbiamo in mente molte cose, ma non possiamo fare tutto».

La svolta elettrica sarà anche l'addio al diesel?
«Del diesel c'è ancora bisogno: è un'alimentazione complementare. Non dimentichiamo che dal punto di vista della CO2 i nuovi motori sono sempre del venti per cento più efficienti».

L'altro grande tema è la guida autonoma: come la vede?
«Ad un prezzo ragionevole, attualmente non è possibile offrire un veicolo sicuro a guida autonoma. Questo non significa che non offriamo sistemi di assistenza che garantiscono una maggiore sicurezza, ma la guida autonoma è un'altra cosa».

Ma lavorate al suo sviluppo?
«Lavoriamo con molti partner e, internamente, ci occupiamo dell'integrazione delle diverse tecnologie».


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Il Mattino