Mobilità sostenibile, l'Italia ha risorse e tecnologie per cambiare, ma deve superare gli “egoismi di parte”

Il renderering di una città ideale dal punto di vista della mobilità
MILANO – Le tecnologie ci sono, le risorse anche, assicura Mauro Bonaretti, direttore generale della mobilità sostenibile del Ministero delle Infrastrutture. Per...

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MILANO – Le tecnologie ci sono, le risorse anche, assicura Mauro Bonaretti, direttore generale della mobilità sostenibile del Ministero delle Infrastrutture. Per vincere le sfide sugli spostamenti del futuro l'Italia ha quindi bisogno di altro: in particolare di governance e di «superare gli egoismi», perché qualsiasi scelta finisce per favori un soggetto piuttosto che un altro. A disposizione ci sono almeno 8,5 miliardi di euro, che il Belpaese ha deciso di investire sul trasporto urbano, quello pubblico in particolare. 

Per traghettare l'Italia oltre le sabbie mobili della pandemia, degli ingorghi e dalla cattiva qualità dell'aria servono interventi mirati, come è emerso dai lavori dell'incontro organizzato da Bmw Italia "Innovare la mobilità individuale per accelerare la transizione ecologica delle città". Intanto perché ci sono ancora differenze importanti fra centro nord e sud e isole, con la città di Milano quale esempio virtuoso. Da anni gli italiani sono animati dalla volontà di abbandonare l'auto privata, ma tra il 2001 e il 2019 gli spostamenti a piedi sono calati da 23,2 al 20,8%, mentre quelli al volante sono passati dal 57,5 al 62,5%. La pandemia ha ulteriormente “aggravato” la situazione: a fronte di un calo del movimento dei passeggeri del 40%, la quota del trasporto privato ha raggiunto l'85%.

Un dato insostenibile in un paese in cui il tasso di motorizzazione è il primo d'Europa (662 per 1.000 abitanti) se si eccettua il Lussemburgo (due volte la città di Bologna) e in cui il parco circolante è di quasi 11,5 anni con un tasso di ricambio annuale dal 2009 inferiore ai 2 milioni. «Le emissioni del settore dei trasporti in Europa – ricorda Lorenzo Tavazzi, partner e responsabile Scenari e Intelligence, The European House – Ambrosetti) – sono il 24% più alte al 1990». In pratica è l'unico settore in controtendenza negli ultimi trent'anni e per questo oggetto di attenzioni particolari da parte della Commissione Europea.

L'elettrificazione è il futuro, anche se con la fine del decennio pure l'idrogeno potrebbe cominciare a giocare un ruolo importante. Sulla decarbonizzazione, tuttavia, Massimiliano Di Silvestre, numero uno di Bmw Italia, avverte che oltre ai modelli elettrici e ricaricabili, anche i più moderni veicoli con motori a combustione possono dare un contributo importante. Secondo i piani, entro il 2030 lungo la penisola dovranno circolare sei milioni elettriche, un obiettivo irraggiungibile senza un'accelerazione significativa: già l'anno prossimo dovrebbero venirne vendute 300.000. Tavazzi spiega che con un tasso di conversione pari a quello della Germania (7,3% contro il 6,7% dell'Italia) si potrebbero ridurre le emissioni del 6,5%.

La casa bavarese non rileva contraddizioni fra gli obiettivi di riduzione delle emissioni e la mobilità: «Siamo in grado di offrire soluzioni compatibili con l'ambiente», garantisce Di Silvestre, che sottolinea come le emissioni medie della flotta di nuova immatricolazione di Bmw sia scesa sotto i 99 g/km, in linea con le disposizioni comunitarie. Il manager ha anche offerto la disponibilità del costruttore a collaborare con le amministrazioni pubbliche con la fornitura di dati su stili di vita e di guida per studiare opzioni di mobilità alternative.

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Il Mattino