Mortara (Venturi): «Non vedo l'ora di tornare a correre a Roma con il pubblico. Il tracciato mi piace moltissimo»

Edoardo Mortara
«L'EPrix di Roma è sempre molto speciale perché è un po' la gara di casa. Il tracciato mi piace moltissimo: è completo. Ci sono curve...

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«L'EPrix di Roma è sempre molto speciale perché è un po' la gara di casa. Il tracciato mi piace moltissimo: è completo. Ci sono curve lente, curve veloci, c'è la chicane, ci sono i salti... Non vedo l'ora di correre di nuovo, finalmente con il pubblico». Parola di Edoardo Mortara, il pilota svizzero della monegasca Rokit Venturi che ha anche la cittadinanza italiana e che parla perfettamente l'italiano. Lo si capisce quando parla del suo nuovo sport preferito, il paddle: «È perfino imbarazzante», sorride mentre spiega la passione per questa disciplina che pratica in maniera quasi ossessiva. Era stato calciatore, si era lasciato sedurre dalle arti marziali, aveva sperimentato il tennis («è troppo difficile diventare veramente bravi», ma cita Nadal e Federer come atleti di riferimento, oltre a Ronaldo), anche se alla fine ha scelto il motorsport.

È alla sua quarta stagione in Formula E della quale è il vice campione del mondo uscente e della quale guida la classifica provvisoria dopo tre gare. Quelle di Roma il 9 e 10 aprile, sono le prime prove europee. Finora ha vinto 3 ePrix, compreso il secondo di questo campionato, l'ottavo della storia. Il pensiero va tuttavia al nono, quando Mercedes non ci sarà più e non potrà più fornire le monoposto alla scuderia del Principato.

«Io faccio il pilota della Venturi – dice – e non conosco i piani della squadra per i prossimi anni. Le alternative sono due: o diventa costruttore oppure si affida a qualche casa. In futuro vedremo quale sarà stata la scelta».

Cosa si aspetta dalle prossime monoposto, le Gen3?

«Più prestazioni. Sono più leggere, più potenti e più competitive. Avranno il recupero dell'energia anche sulle ruote anteriori e quindi freneranno meglio e andranno più forte sul dritto. Tutte cose che a noi piloti piacciono. Ma per il momento penso a finire bene con la Gen2».

I “senatori” hanno faticato lo scorso anno e tutto sommato alcuni non hanno cominciato bene nemmeno questo: è arrivata una nuova generazione di piloti?

«Mai come in questi ultimi due anni tanti piloti hanno avuto a disposizione una macchina che permettesse loro di ottenere buoni risultati. Certe auto e certe squadre sono migliorate molto. Una volta c'erano la e.dams con la Renault, la Audi e la Ds Techeetah. Ricordo benissimo che con la Gen2 le Ds Techeetah volavano e Jean Eric Vergne ha vinto due titoli di fila. Bravo lui senza dubbio, ma credo che la metà dei piloti avrebbe fatto discretamente bene con la stessa macchina».

La Formula 1, un sogno mancato?

«Sono abbastanza contento della mia carriera. Ho optato per sfide difficile e talvolta anche per scelta non sono andato nei top team, ma ho contribuito a farne crescere altri. Penso al Dtm o alla Formula 3. Mi sarebbe piaciuto correre in Formula 1, sì. Forse non avevo i contatti giusti, fatto sta che non ho mai avuto la possibilità di entrare in quel giro: le sue porte non si sono mai aperte me. Ma, ripeto, quello ho fatto mi soddisfa e anche in Formula E sto andando discretamente bene».

I migliori sono veramente in Formula 1?

«Credo che sia sbagliato pensare che il livello dei piloti sia alto solo in Formula 1. Ci sono ottimi piloti anche in altre classi, che hanno altre caratteristiche».

Torniamo a Roma, la sfida più impegnativa?

«Come detto è un tracciato completo e rende la vita difficile a piloti e ingegneri: trovare l'assetto giusto non è facile».

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Il Mattino