Il 17 ottobre la Camera tornerà sul disegno di legge Falanga. Un passaggio che dovrebbe essere una formalità perché, spiega il senatore primo firmatario del...
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Il disegno si legge interviene sui criteri con cui viene deciso l'ordine degli abbattimenti, facendo una distinzione tra gli edifici commerciali, le abitazioni costruite su aree demaniali, quelle edificate con soldi illeciti e, infine, quelle che, seppur abusive, sono state costruite su terreni di proprietà. Ovvero: tra l'abusivismo speculativo e quello di necessità. Ed è su questa ultima categoria che si concentra: in un elenco numerato di case da buttare giù, gli abusi di necessità dovranno essere in fondo alla lista e venire abbattuti dopo tutti gli altri. Il che potrebbe anche significare mai: è impossibile per i Comuni accollarsi le spese per le demolizioni. Servirebbero circa 100mila euro per ogni casa, in pratica le amministrazioni dovrebbero sborsare decine di milioni di euro. «Molti dei Comuni sono in predissesto - dice Dino Ambrosino, sindaco di Procida - e non possono caricarsi anche le spese di demolizione, anche se anticipate dallo Stato. La legge è un primo passo: almeno il cittadino saprà secondo quale criterio è stato scelto l'ordine degli abbattimenti». Per Renato Natale, sindaco di Casal di Principe, l'ostacolo dei fondi potrebbe aggirarsi con una soluzione diversa. «La nostra terra esce da una dittatura di decenni, dove è stata abbandonata alla camorra - dice - e gli abitanti dovrebbero essere coinvolti nella ricostruzione. Invece di abbattere e ritrovarci con un deserto inutilizzabile si potrebbe pensare a un piano di rigenerazione partecipato in cui i cittadini collaborano nella messa in sicurezza e negli interventi urbani». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino