Agerola, racket di Pasqua, il raid: camion dato alle fiamme

Agerola, racket di Pasqua, il raid: camion dato alle fiamme
Raid di fuoco contro un'azienda nella frazione Bomerano, in fiamme un camion per il trasporto di prodotti edili. Stanno lavorando sull'ipotesi del racket di Pasqua i...

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Raid di fuoco contro un'azienda nella frazione Bomerano, in fiamme un camion per il trasporto di prodotti edili. Stanno lavorando sull'ipotesi del racket di Pasqua i carabinieri della compagnia di Castellammare di Stabia e della stazione di Agerola, che hanno avviato le indagini nella mattinata di ieri, quando sono intervenuti in via Punta Fenile, nel piccolo centro dei Lattari. Da pochi minuti erano state domate le fiamme, appiccate poco prima dell'alba nel piazzale di un'azienda che commercializza prodotti per l'edilizia, a due passi dall'abitazione dei proprietari. L'incendio, hanno stabilito i rilievi dei vigili del fuoco, è di sicura matrice dolosa e le modalità hanno spinto subito gli investigatori a seguire la pista della camorra. Ad Agerola è molto forte l'influenza della famiglia Gentile, tre fratelli alleati del clan Di Martino e nipoti dei boss Afeltra, già coinvolti anche nelle ultime inchieste anticamorra. Ascoltati subito dopo i fatti, gli imprenditori hanno escluso di aver subito minacce o avvertimenti, ma hanno fatto riferimento ad un precedente furto degli stessi mezzi, sventato dopo un inseguimento. L'episodio avvenne lo scorso ottobre, quando i ladri riuscirono a portare via due camion ma, capendo di essere inseguiti, abbandonarono i due mezzi a Pimonte, danneggiandone uno. Uno di quelli, un porter utilizzato per il trasporto della merce, è andato a fuoco proprio la scorsa notte, completamente distrutto dall'incendio. Anche se al momento non è esclusa alcuna pista, quella che porta al racket di Pasqua sembra quella seguita dagli investigatori, che hanno già allertato sia la Procura di Torre Annunziata che la Direzione distrettuale Antimafia di Napoli, che coordina questa prima fase delle indagini.


Intanto è iniziato il processo per estorsione aggravata dal metodo mafioso che vede imputati il 38enne Vincenzo Gentile, uno dei fratelli ritenuti a capo della frangia di camorra agerolese, e Marco Assante, 43enne tipografo di Castellammare. Secondo l'Antimafia indagini condotte dai carabinieri e coordinate dal pm Giuseppe Cimmarotta i Gentile erano riusciti ad imporre il pizzo a diversi imprenditori, commercianti e professionisti di Agerola attraverso l'acquisto fisso di gadget e forniture di prodotti pubblicitari personalizzati come magliette, giubbotti, gilet, penne e calendari. Con la tipografia stabiese a fornire i materiali, erano i Gentile Vincenzo in particolare a fare da «agente commerciale», imponendo a diversi «clienti» l'acquisto di quei prodotti al prezzo stabilito, facendo il recupero crediti e dunque andando così a ritirare anche i pagamenti.


Dopo la prima udienza, che è servita solo alla costituzione delle parti, in tribunale a Torre Annunziata non si è presentata né costituita nessuna parte civile. Così come durante le indagini l'omertà aveva rappresentato uno scoglio difficile da superare: diverse vittime del racket erano state chiamate a testimoniare in caserma davanti ai carabinieri, ma tutti si erano rifiuti di puntare il dito contro i Gentile. Un imprenditore disse candidamente agli investigatori che avrebbe negato tutto: «Ad Agerola abbiamo paura e quindi non farò nessuna denuncia». Alla prossima udienza, saranno ascoltati i primi testimoni dell'accusa.
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Il Mattino