Le pagelle di Ancelotti tra promossi e bocciati

Le pagelle di Ancelotti tra promossi e bocciati
A tre mesi dalla fine della stagione Ancelotti ha dato il voto al Napoli: 7 pieno agli azzurri ma... Vi sono insufficienze legate a «prestazioni individuali», un...

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A tre mesi dalla fine della stagione Ancelotti ha dato il voto al Napoli: 7 pieno agli azzurri ma... Vi sono insufficienze legate a «prestazioni individuali», un legittimo senso - abilmente celato da un professionista esperto - di non completa soddisfazione per quanto hanno fatto finora alcuni azzurri.


Carlo passa per un buono: la frequentazione di grandi calciatori, di cui è stato prima compagno e poi allenatore, lo ha reso tollerante, però il carattere c’è ed ecco perché ha anche chiarito, stilando la pagella alla vigilia della partita con lo Zurigo, che a fine stagione «non vi saranno rimandati ma o promossi o bocciati». Perché il Napoli va rafforzato - non ricostruito, perché sta confermando di essere la seconda realtà calcistica italiana - partendo dalla base formata da quei giocatori che danno ancora garanzie anzitutto sotto l’aspetto fisico. Il voto, ovviamente, è migliorabile e dipende da quanto la squadra riuscirà a fare in Europa League. Una formalità dovrebbe essere il ritorno con lo Zurigo e domani si conoscerà l’abbinamento degli ottavi. Servirà un po’ di fortuna al momento dell’estrazione della pallina dall’urna e poi, in campo, il miglior Napoli per superare gli ostacoli fino alla finale di Baku, obiettivo possibile anche secondo un tecnico altrettanto vincente ed esperto come Mourinho. Gli uomini di Ancelotti dovranno essere in grado di ripetere prestazioni come quelle nel girone di Champions League contro il Liverpool a Fuorigrotta e il Psg al Parco dei Principi.

L’allenatore non fa i nomi di chi ha meritato insufficienze in una partita o in una serie di gare. Ma le indicazioni della stagione sono state chiare. Deludenti gli esterni Hysaj e Mario Rui, non a caso spesso rimpiazzati da Malcuit (ottima operazione di mercato) e Ghoulam (ancora in ritardo di condizione): per l’albanese sta diventando scomoda questa posizione, il suo agente ha cercato di trasferirlo durante il mercato di gennaio ed è possibile che riapra il discorso con il club in estate. A centrocampo Diawara, talento visto a sprazzi con Sarri, non ha saputo sfruttare le chance offerte da Ancelotti, ma l’idea di cederlo non è stata concretizzata perché il tecnico vuole continuare a valutarne le capacità soprattutto dopo la cessione di Hamsik (modesto il contributo del capitano che s’è congedato a metà stagione perché i soldi dei cinesi del Dalian erano davvero tanti). In attacco vi sono stati i maggiori problemi. Perché se è vero che Callejon, passando dal 4-3-3 al 4-4-2 ha arretrato il suo raggio di azione e dunque ha offerto un contributo inferiore in fase realizzativa (2 reti in trenta partite per lui, precedentemente sempre andato in doppia cifra), Insigne e Mertens stanno accusando da tempo una fase di appannamento. Da inizio novembre hanno perso in brillantezza e numero di gol, incidendo sui risultati della squadra, rimasta a secco in tre delle ultime quattro partite di campionato e anche nel quarto di Coppa Italia, dove il percorso sarebbe stato più agevole per la conquista di un trofeo rispetto all’Europa League. A Lorenzo, prima che diventasse capitano, Ancelotti aveva inviato una frecciata sottolineandone il calo negli ultimi due mesi del 2018. La continuità è l’aspetto su cui deve lavorare questo giocatore che è una grande risorsa per il Napoli e per la Nazionale.


Tutti sotto esame, ci si mette anche l’allenatore che ha accettato un triennale progetto di sviluppo della squadra, che ha compiuto passi in avanti da Mazzarri a Sarri, non riuscendo a colmare il gap con la Juve neanche quando è arrivata a 91 punti. È inarrestabile, la Vecchia Signora. Si intuiva che non vi sarebbe stata corsa dopo l’acquisto di Cristiano Ronaldo ed è infatti vicinissimo l’ottavo scudetto. Un’ipotesi per evitare che il campionato sia ulteriormente svilito è l’introduzione dei playoff, che però non piacciono ad Ancelotti. E non perché Carlo sia un tradizionalista. C’è un ragionamento dietro il suo parere e riguarda il miglioramento tecnico che deve compiere una squadra per tentare di ridurre le distanze dalla Juve, che intanto è crollata nel finale sul campo dell’Atletico Madrid e rischia seriamente di uscire subito dalla Champions League. Questo avvicinamento è possibile attraverso una superiore continuità di rendimento, la crescita dei giocatori che sono stati acquistati nella scorsa estate (a cominciare da Fabian, che deve intanto superare le difficoltà incontrate da quando è passato in regia) e un mercato che possa aiutare la squadra ad essere all’altezza di una sfida così impegnativa. È un segnale lanciato con lo stile di Ancelotti: toni pacati ma chiarissimi, come tutti i destinatari dei messaggi.
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Il Mattino