Perizie imprecise sugli immobili Anm messi in vendita per fare cassa, con valori da un lato sottostimati, dall'altro valutati addirittura più del doppio di quelli...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
LE INTEGRAZIONI
I giudici hanno quindi concesso 15 giorni di tempo all'Anm - con una proroga per le ferie estive - per apportare integrazioni al piano e convocato l'udienza per il 19 settembre. Non è una bocciatura del piano, insomma, è bene precisare. Ma si tratta di rilievi che l'azienda potrà chiarire ampiamente, come l'Atac ha fatto a Roma.
I CREDITI
Nel mirino, oltre ai ritardi sulle approvazioni degli ultimi due bilanci, ci sono «le criticità di riconciliazione tra gli importi dei crediti vantati da Anm verso il Comune di Napoli, e, specularmente, i debiti del secondo verso la prima, che sono di entità tale da indurre ad un'assai severa svalutazione, per oltre 9 milioni di euro», su un totale di circa 23 milioni. Si tratta, cioè, di entrate potenziali dal Comune che l'Anm ha ritenuto incerte e che per questo, quando ha presentato la domanda di concordato, ha congelato in un fondo cuscinetto. Secondo i giudici, l'Anm, però, non avrebbe spiegato «gli aspetti giuridici che avrebbero dovuto indurla a soprassedere da iniziative giudiziali volte al recupero coattivo». La situazione non è migliorata col tempo. «Lo scenario che emerge - è scritto nel documento - all'attualità, dal piano concordatario redatto da Pwc e dalla relazione dell'attestatore non è tranquillizzante».
LE PERIZIE
Dubbi anche sulle stime degli immobili in dismissione. Nel piano, ad esempio l'officina di via Galileo Ferraris viene stimata 4,8 milioni. Ma «non si comprendono le ragioni del valore così attribuito - scrive il Tribunale - sensibilmente inferiore rispetto al valore catastale pari a circa 7 milioni». Mentre manca anche «l'elaborato» redatto dal perito. «Né è chiaro - prosegue - il valore superiore al doppio di quello catastale attribuito all'immobile di via Ponte dei Francesi», affittato attualmente ad Asìa come sede, stimato nella perizia circa 5,6 milioni.
LE LACUNE
«Non appare adeguatamente esplicitato - proseguono i giudici - lo scenario post-concordatario». Si parla, infatti, di «un residuo patrimoniale di ben 14 milioni composto in sostanza di solo attivo, tra cui il parcheggio Brin stimato oltre 9 milioni». Così come «non si scorgono gli effetti benefici per i creditori derivanti da azioni risarcitorie promuovibili» nei confronti degli ex manager. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino