Un anno di lavoro fatto di alti, bassi e soprattutto paure da far tremare le vene ai polsi, ma ieri intorno a mezzogiorno dal Tribunale di Napoli, la sezione fallimentare -...
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Il progetto di salvataggio di Anm e la proposta concordataria per il Tribunale si basa sulla dismissione di due beni immobili non funzionali alla continuità aziendale: il deposito di via Galileo Ferraris, attualmente in locazione all'Asìa ad uso deposito, del valore di circa 4,7 milioni se anche gravato da ipoteca di primo grado della Bnl, e quello di via Ponte dei Francesi, ad uso ufficio, anch'esso attualmente in locazione all'Asìa del valore di 5,6 milioni. «Più in particolare - trapela dal Tribunale - sul presupposto di un radicale e già in atto risanamento tendente all'azzeramento della perdita operativa ed al riequilibrio finanziario attraverso una nuova organizzazione aziendale, la riduzione del costo delle utenze e la revisione delle linee di trasporto attive che sta producendo i suoi frutti sul piano della riduzione dei costi e del recupero di efficienza dell'impresa». Nella sostanza per il Tribunale il piano si articola nella prosecuzione dell'attività aziendale relativa al ramo del trasporto pubblico locale, urbano e suburbano fino al 2019 e la prosecuzione del ramo sosta oltre il quinquennio di piano.
Per capire bene la grandezza del piano è giusto fare un po' di cifre, del resto Anm è un'azienda da oltre 2mila dipendenti, dunque una cosa seria. La proposta prevede il pagamento di un passivo concordatario individuato dalla società in 179,5 milioni di cui 2,7 per crediti prededucibili, 72,3 milioni per crediti privilegiati e 104 per crediti chirografari ovvero non privilegiati, generalmente si tratta di fornitori. L'attivo concordatario è invece di 134,2 milioni, vale a dire la somma che Anm si impegna a pagare ai creditori. Secondo l'azienda «in questo modo si soddisferanno le spese di procedura così come i crediti da garanzia ipotecaria ed i creditori privilegiati ai quali è comunque riconosciuto il prodursi di interessi, ai tassi previsti dalla proposta». Insomma, il più è fatto, ora quello che manca è l'ultimo atto, si tratta della cosiddetta «omologazione» del piano cioè il sì dei creditori ad accettare le proposta concordataria. Un passaggio che sembra in discesa in quanto i creditori in caso di fallimento non avrebbero un euro mentre così riusciranno a superare quota 60% dei crediti che vantano.
Il sindaco Luigi de Magistris è molto soddisfatto di come si stanno mettendo le cose e non lo nasconde: «È davvero una notizia lieta per Napoli - racconta - siamo molto soddisfatti per come il Tribunale ha trattato questa vicenda così delicata. È un risultato frutto di un grande lavoro di squadra grazie al quale siamo riusciti a passare in appena sei mesi dal quasi certo e conclamato fallimento di Anm alla salvezza dell'azienda». Il sindaco ora rilancia e si rivolge alle maestranze. «Ringrazio tutti, ora Anm deve dimostrare di non essere solo un'azienda salvata che garantisce posti di lavoro ma anche un'azienda che deve garantire migliore qualità dei servizi. Già dalla fine di quest'anno noi ci attendiamo uno scatto di orgoglio e di forza da parte dell'azienda che abbiamo salvato e mantenuto in mano pubblica quando non ci credeva più nessuno». Pascale mostra fiducia nel futuro: «È un primo passo che conferma l'efficacia delle misure messe in campo in questi mesi da tutto il gruppo di lavoro dell'azienda per salvare il trasporto pubblico e continuare a garantire il servizio pubblico». Per l'amministratore di Anm «si apre una fase di trattativa diretta con i creditori con la consapevolezza che la strada per uscire dalla crisi è segnata in maniera positiva. Ma l'Anm avrà sempre come obiettivo primario il servizio ai cittadini, per questo in questi mesi, e ancora oggi, siamo impegnati ai tavoli di trattative con i sindacati per garantire il prolungamento serale delle funicolari e della Linea 1 della metropolitana». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino