L'artigianato napoletano che resiste, Pino 'o Cusitore: «Sogno una scuola per i giovani dei Quartieri»

Per arrivare nella bottega di Giuseppe Cognetti, bisogna infilarsi tra i vicoli dei Quartieri Spagnoli. Proprio quella rete di strade e stradine che tra San...

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Per arrivare nella bottega di Giuseppe Cognetti, bisogna infilarsi tra i vicoli dei Quartieri Spagnoli. Proprio quella rete di strade e stradine che tra San Ferdinando e Montecalvario, collegano il corso Vittorio Emanuele a via Toledo e via Chiaia. Nel ventre di Napoli il negozio di Pino 'o Cusitore è visibile grazie a una borsa in pelle gigante e sospesa sopra l'insegna del suo laboratorio.

Una volta entrati nella bottega, saltano subito all'occhio due cose: una meravigliosa macchina per cucire Singer e una miriade di attrezzi appesi al muro in ordine maniacale. E poi appare lui, con il suo camice in cuoio e quelle due mani sempre pronte a prendere misure, cucire, tagliare. 

Pino 'o Cusitore, così è conosciuto Giuseppe Cognetti nel quartiere. Uno degli ultimi artigiani della zona, baluardo di quella creatività e manualità che negli utlimi decenni si sono perse, in favore degli automatismi e delle grandi produzioni. Ma Pino ha scelto la sua bottega, ha preferito il suo piccolo negozio alle fabbriche dei grandi marchi per i quali ha lavorato in passato.

«Ho iniziato da piccolo, ho imparato il mestiere grazie a mio nonno - racconta Cognetti - La mia è sempre stata una passione. Il creare oggetti che abbiano un'estetica e una funzionalità mi ha sempre dato grandi soddisfazioni. E vedere le mie borse e i miei zaini indossati dalle persone mi rende felice».

Pino non ha mai rimpianto quella scelta: «Le grandi produzioni creano prodotti in serie e uguali. Io, invece, posso personalizzare tutto. Di conseguenza posso rendere unico quello che faccio. Il cliente è consapevole che la sua sarà una borsa che nessun altro potrà mai avere». 

Ma è stata un'altra l'intuizione che ha reso 'o Cusitore un innovatore di quest'arte: quella di puntare sul riciclo e la sostenibilità, temi di grande attualità e che stanno molto a cuore all'opinione pubblica. «Io ho sempre fatto riparazioni - dice Cognetti -. Ma negli ultimi mesi, anche per trovare nuove idee per sopravvivere alla crisi causata dalla pandemia, ho pensato di utilizzare pelli e altri materiali che normalmente le persone butterebbero via. Io invece li riciclo e gli dono nuova vita».

Così dalla juta abbandonata nascono sacche, dalle buste di plastica pochette, dalle confezioni di pop corn e patatine borsette e dai giubbotti danneggiati zaini. Questa originalità ha portato Pino a farsi conoscere da una platea più vasta: clienti provenienti da più quartieri e turisti incuriositi dalla sua maestria. 

Giuseppe Cognetti ha un sogno, "se un giorno ne avrò la possibilità vorrei aprire una scuola per i giovani. Sarebbe un modo per offire a tanti ragazzi del quartiere un'opportunità. Molti di loro invece di stare per strada potrebbero imparare un mestiere e chissà, forse un giorno scoprire la loro passione. Proprio come è successo a me".

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Il Mattino