Arzano, vietato il rione del clan: salta la festa dei fujenti

Arzano, vietato il rione del clan: salta la festa dei fujenti
Camorra, santi e madonne. Una storia lunga. Amara. Fatta di inchini delle statue dei santi al capo bastone, «per rispetto», e di processioni che raccolgono estorsioni...

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Camorra, santi e madonne. Una storia lunga. Amara. Fatta di inchini delle statue dei santi al capo bastone, «per rispetto», e di processioni che raccolgono estorsioni paludate da offerte. Una storia secolare, consumata sotto gli occhi indifferenti di tanti don Abbondio, non solo sacerdoti ma anche sindaci e forze dell'ordine. Ma non più ad Arzano, dove il «rivoluzionario» (definizione del procuratore Melillo) comandante della polizia municipale Biagio Chiariello, applicando semplicemente il chiarissimo regolamento ha di fatto bloccato la processione della Madonna dell'Arco, che tradizionalmente si concludeva nella casa madre del clan 167, le palazzine popolari di via Cristoforo Colombo. Più che una festa, l'ostentazione del potere criminale del clan, con spettacoli pirotecnici ed esibizione di malamelodici fino alle prime luci dell'alba: festeggiamenti pubblici privi delle prescritte autorizzazioni, mai negate perché in realtà mai richieste. 

Per la festa in programma sabato scorso, invece, l'Associazione Maria SS. dell'Arco e Santa Giustina, fiutata l'aria da tolleranza zero aveva presentato al comando della polizia locale la rituale richiesta. E il comandante Chiariello, dopo aver accertato che la domanda era priva dell'indicazione del percorso, dello statuto, e del registro delle offerte, ha espresso un primo parere negativo, subordinato ad alcune prescrizioni, tra le quali il divieto di transitare nel rione 167 e la presentazione del registro con le ricevute di ogni offerta incassata. Seguono un carteggio e una riunione tra l'associazione dei fuijenti e gli agenti della municipale, in cui viene ribadito il no al transito nel rione del clan. In ogni caso, la vicenda viene segnalata in questura e al comando della compagnia di Casoria. E la manifestazione salta. L'associazione rinuncia. Ufficialmente incolpando, in una nota, il comando della polizia locale per il ritardo con il quale aveva comunicato la variazione del percorso, circostanza questa che aveva impedito di contattare in tempo la banda musicale. 

In fondo, una vicenda fotocopia del censimento degli alloggi occupati abusivamente nel rione 167, senza alcun controllo amministrativo per oltre quarant'anni, effettuati poi dagli agenti di Chiariello, il cui risultato è stato quello di disgregare clamorosamente lo zoccolo duro del clan 167, decine di famiglie costrette a lasciare gli alloggi occupati abusivamente e colpite anche dalla cancellazione dall'anagrafe di Arzano, cosa che comporterà anche la perdita del reddito di cittadinanza. Insomma un altro clamoroso smacco alla cosca 167. Quanto all'associazione Maria SS. dell'Arco e Santa Giustina, i cui componenti assicurano che nulla hanno a che fare con la camorra e con il clan 167, questi vengono smentiti da Antonio Alterio, pregiudicato, fratello di Raffaele, uno dei ras della cosca, meglio noto come o sceriffo, ora detenuto per estorsione. In un post sui social, Alterio, si scaglia contro «i giornalisti di Arzano» accusandoli del mancato intervento a favore della processione: di fatto, un sigillo come sponsor all'evento, al quale del resto gli affiliati hanno sempre partecipato, come documentato dai loro profili social. 

Ma in questo magma che è Arzano, niente appare semplice e scontato: al contrario, i veleni abbondano. Anche all'interno dello stesso Comando della municipale. È infatti accaduto che dopo il primo stop alla processione, l'associazione della Madonna dell'Arco e Santa Giustina ha pubblicato il documento della polizia locale, avallato dal comandante Biagio Chiariello e firmato, o siglato dalla ex comandante, oggi capo settore, Angela Errichiello, reintegrata in servizio e sotto processo penale con altri due colleghi (sospesi) per una vicenda sui furbetti del cartellino. Ebbene in un suo post la donna, oltre a prendere le distanze da quel documento di diniego alla processione, aggiungeva che quella sua firma era un falso. Una spaccatura, se non un conflitto interno al corpo della polizia locale, dai risvolti inquietanti e sulla cui soluzione l'amministrazione comunale sembra essere colpevolmente in ritardo.

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Il Mattino