Ucciso al luna park di Torre del Greco: la Gomorra dei babykiller tra armi, soldi e feste alcoliche

Ucciso al luna park di Torre del Greco: la Gomorra dei babykiller tra armi, soldi e feste alcoliche
Le macchie di sangue sui vestiti dei due 15enni e sullo scooter utilizzato per la fuga, i filmati di alcune telecamere presenti in zona e lungo il percorso, e un testimone che ha...

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Le macchie di sangue sui vestiti dei due 15enni e sullo scooter utilizzato per la fuga, i filmati di alcune telecamere presenti in zona e lungo il percorso, e un testimone che ha riconosciuto il ragazzino armato di coltello. Sono queste le prove ritenute «schiaccianti» nei confronti dei due giovanissimi di Torre Annunziata accusati di aver aggredito e ucciso a coltellate il 18enne Giovanni Guarino, ferendo in maniera grave l'amico Nunzio Abruzzese. Tutto per uno sguardo di troppo, dopo un banale incrocio tra le giostre: testimoni raccontano di una spalla toccata per inerzia al termine di un gioco. L'omicidio è avvenuto domenica sera nell'affollato luna park di via Nazionale, in zona Leopardi a Torre del Greco, dove due comitive una del posto, l'altra oplontina avevano deciso di trascorrere la serata. Forse, però, con intenzioni diverse: i ragazzi di Torre Annunziata, armati, pronti a compiere qualche scorribanda. Le indagini, condotte dai poliziotti della squadra mobile di Napoli e del commissariato di Torre del Greco, sono state coordinate dalla Procura per i Minorenni partenopea, che ha firmato il decreto di fermo per omicidio e tentato omicidio nei confronti dei due 15enni.



Entrambi già segnalati per episodi di violenza, imparentati con alcuni pregiudicati ritenuti vicini agli ambienti del clan Gallo-Cavalieri, su TikTok i due ragazzini sfoggiano video in cui girano armati di pistole, contano grosse somme di denaro, inveiscono contro gli «infami», partecipano a feste alcoliche (l'ultima proprio la sera prima dell'omicidio), si muovono in «branco». Sembrano aver assimilato perfettamente i modelli proposti dalle serie tv, prima fra tutte Gomorra. Comportamenti e pensieri («Papà stai tranquillo tuo figlio nessuno lo batte», scrive uno di loro, e certo non si riferisce a imprese scolastiche) che completano profili di ragazzi già a forte rischio. Il papà di uno dei due è ai domiciliari per spaccio di droga, mentre lo zio del presunto assassino è ritenuto un affiliato di spicco del clan.

L'arma del delitto non è stata ritrovata e gli accertamenti della scientifica proseguiranno sulle macchie ematiche trovate sugli abiti indossati quella sera, sequestrati insieme allo scooter e i telefonini. Nel frattempo i due minorenni, assistiti dall'avvocato Mauro Porcelli, hanno preferito non rendere dichiarazioni al magistrato (pm minorile Claudia De Luca), in attesa dell'interrogatorio per la convalida del fermo fissato per questa mattina (gip Anita Polito). I due erano sul posto, ma tramite il loro legale sostengono di non aver accoltellato Guarino.



«Giovanni è uscito alle 22.15 e dopo solo dieci minuti ci hanno chiamato per comunicarci che era morto. Come è possibile?». Questo è quanto è riuscito a dire Antonio Guarino, il papà di Giovanni, pietrificato dal dolore, a don Giosuè Lombardo, il parroco della Basilica di Santa Croce di Torre del Greco. La chiesa e la piazza circostante erano frequentate dai due diciottenni e il sacerdote li conosceva bene, così nella tarda serata di lunedì è andato a portare il suo conforto alle due famiglie insieme al sindaco Giovanni Palomba.

«La madre si è stretta a me racconta don Lombardo ha pianto, io l'ho lasciata sfogare. In questi momenti le parole servono a poco, tornerò nei prossimi giorni ed è giusto sostenerli nel dolore anche quando le luci dei riflettori si saranno spente». Poi il parroco, che attraverso le attività dell'Oratorio cerca di recuperare i ragazzi difficili, ha aggiunto: «Quello che è successo è un lungo Venerdì Santo che deve far riflettere sulla crisi dei nostri giovani, una crisi valoriale che ha radici profonde. Come suoneremo le campane a Pasqua?». Il parroco ha riferito di aver telefonato al vescovo don Domenico Battaglia il quale si è reso disponibile a partecipare alle esequie di Giovanni. Il sindaco Palomba, dal canto suo, ha comunicato che nel giorno dei funerali sarà proclamato il lutto cittadino e le saracinesche del centro saranno abbassate. «Facciamo giustizia per Giovanni. Deve crepare chi l'ha ucciso»: queste le parole di Elvira Colantuono, zia di Giovanni, la quale ha affidato a Facebook la sua rabbia. La donna, sorella di mamma Marianna, ha ringraziato per l'affetto e la vicinanza dimostrata alla famiglia, ma ha anche chiesto giustizia. «Chi sa parli! Oggi è successo a Giovanni ha scritto un innocente. Domani può essere un figlio vostro».

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Il Mattino