Un fine settimana di liti, di nervi tesi e accuse reciproche. E Agnese che confida a chi le sta vicino: «Avrei dovuto lasciarlo, dovevamo separarci». I giorni che...
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LA SEQUENZA
Le discussioni, poi, erano proseguite il giorno dopo, quel tragico lunedì, fino all’assurdo gesto avvenuto nella casa di via Cozzolino, a ridosso del centro cittadino. Proprio qui, in questa sorta di villetta su due piani, si sta consumando il dolore della famiglia della piccola Ginevra. C’è un viavai di gente, amici e parenti che vanno avanti e indietro, conoscenti soprattutto di Lisa Bifulco, proprietaria dell’abitazione ed ex assessore all’istruzione, donna molto stimata in città. Portano le loro condoglianze, fanno sentire la loro vicinanza. E raccontano di una famiglia distrutta, di parole dette a mezza voce ma anche di lunghi silenzi, di incredulità. Agnese, la madre della piccola Ginevra, alterna momenti di rabbia ad altri di assoluto sconforto, quasi di assenza. E quando parla, ripete: «Dovevamo lasciarci, la nostra storia doveva finire». Qualcuno giura di averle anche sentito dire «in fondo ci volevamo bene», ma è un attimo, probabilmente figlio dello stato confusionale. Le altre, pochissime parole, sono tutte di rancore verso quell’uomo che le ha portato via la figlia con un gesto inspiegabile.
IL TENTATIVO DI RIANIMARE
Del resto, come confermato dai soccorritori e dalle forze dell’ordine, Agnese era in casa quando Ginevra è morta. Non ha visto la scena, stava caricando la lavatrice perché proprio il marito le aveva detto di lavare un lenzuolo che si era sporcato di latte. Forse un modo per allontanarla da lui, per agire indisturbato. Agnese, poi, ha sentito un tonfo e si è precipitata in giardino. Ha anche provato, da medico, a tentare di rianimare la figlioletta. Poi, stremata, si è arresa. I medici del 118 hanno dovuto soccorrere anche lei, sopraffatta dal dolore, oltre che il marito Salvatore. Per Ginevra, invece, già non c’era più nulla da fare. Chi ha visto quel corpicino riverso a terra, dopo un volo di decine di metri, racconta una scena straziante. Agnese, dunque, avrebbe confermato ad amici e parenti che con Salvatore era in corso un dialogo piuttosto conflittuale e che parlavano ormai apertamente di separazione. Resta il mistero sulle motivazioni della distanza tra i due, ignote anche perché vivevano a Caserta e quando venivano a San Gennaro Vesuviano tentavano di tenere nascosto le ostilità. Si tratta di voci raccolte in giro, anche perché a San Gennaro Vesuviano non si parla d’altro: nei bar, in piazza Margherita, nei negozi. Loro, i familiari della piccola Ginevra, non parlano. La professoressa Lisa è cortesissima nel negarsi, ma ferma: impossibile scambiare qualche parola con lei. L’ex marito, Michele D’Avino, fuori casa sua quasi implora: «Cercate di comprendere il nostro dolore, lasciateci in pace». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino