«Camorra, le mogli dei boss sono i loro Avatar: così reggono i clan»

«Camorra, le mogli dei boss sono i loro Avatar: così reggono i clan»
Le mogli dei boss? «Sono i loro Avatar. Nel senso che quando i boss napoletani sono in cella, comandano loro, le madrine dei clan». Un esempio? «Prendete Anna...

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Le mogli dei boss? «Sono i loro Avatar. Nel senso che quando i boss napoletani sono in cella, comandano loro, le madrine dei clan». Un esempio? «Prendete Anna Aieta, moglie di Francesco Mallardo». È indicata come madrina a tutti gli effetti, capace di mettere bocca sulla gestione di una potente macchina economica e criminale. Di cosa stiamo parlando? «Dell’Alleanza di Secondigliano che, agli occhi di uno interno alla holding criminale, è come Cosa nostra».

Nel senso che ha la stessa forza di Cosa nostra, nella liturgia estetica e nel radicamento territoriale: «Va avanti con i battesimi degli affiliati ed è in grado di pagare 170mila euro di stipendi ogni mese. Avviene anche ora, sotto gli occhi di tutti». Parola di Luca Esposito, genero del boss Patrizio Bosti (uno dei fondatori dell’Alleanza di Secondigliano), finito di recente in cella con l’accusa di aver corrotto dei medici, spendendo fino a seimila euro per acquistare green pass posticci da camici bianchi che oggi non esita a paragonare a dei «delinquenti». Ricordate Luca Esposito? Voleva decollare per Dubai, è stato arrestato a Fiumicino, aveva un orologio da 500mila euro, ha un casa a Cap Martin in Costa azzurra, viaggia in Lamborghini e ha una Mercedes a mo’ di utilitaria. Da qualche giorno ha deciso di firmare dei verbali di accusa depositati nel corso del processo che lo vede imputato assieme ad altri esponenti della camorra cittadina, anche se la sua posizione è al vaglio dei pm Alessandra Converso, Ida Teresi e dello stesso procuratore Gianni Melillo. Un racconto dall’interno, lui che ha sposato Maria Bosti, lui che ha vissuto per anni a tavola o nei covi dei boss che da quaranta anni offendono e insanguinano Napoli. 

Chi è Luca Esposito? «Una macchina da soldi. Prima con le truffe telematiche, poi con i riciclaggio di beni preziosi. Il mio campo di affari? Compro orologi di valore da gente dello sport e dello spettacolo, in particolare da calciatori. Pensate che una delle mie abitazioni (in provincia di Napoli) l’ho pagata con sette orologi più una quota di 520mila euro...». Un terremoto, il suo racconto, almeno a giudicare dalle pagine di omissis che scandiscono le accuse depositate dinanzi al gup in questi giorni. Parla di omicidi, di collusioni eccellenti, di soffiate che consentono alla camorra di Vasto-Arenaccia di sfuggire alle manette una notte prima di un blitz, di vanificare così anni di lavoro investigativo. Verifiche in corso. 

C’è il riferimento a un duplice omicidio: «Seppi che il mandante era mio suocero Patrizio Bosti. Me lo disse il figlio Ettore, una sera a casa sua mentre guardavamo le partite. Al telegiornale si parlò di un duplice omicidio, tra questi c’era anche il “secco”, Ettore disse che era stato consumato su mandato del padre. Mi indicò il mignolo, per fare riferimento alla vittima indicata come il “secco”. Ettore Bosti è un sanguinario, amava vantarsi dei delitti del padre». Ma la vita di Luca Esposito non è stata semplice tra i parenti della cupola. Dopo il matrimonio, venne convocato in un covo in cui si nascondeva l’allora latitante Patrizio Bosti. Cosa accadde? «Seppe che la notte uscivo troppo spesso da solo, mi prese a frustrate, con qualcosa di simile a una mazza chiodata».



Zeppo di omissis è il capitolo delle presunte coperture istituzionali: «Ci sono soggetti nel clan Bosti-Contini che mantengono contatti con le “questure”, sanno in anticipo le notizie degli arresti e dei blitz...». Ed è sempre a proposito di presunte coperture, che Luca Esposito fa riferimento alla sua decisione - dopo aver subito il pestaggio dal suocero - di sporgere denuncia. Una volta giunto in un ufficio di polizia - racconta - «venni sconsigliato di formalizzare la denuncia». Una vita a fare soldi in nero, con truffe ed espedienti di alto profilo, lui che puntava a trasferirsi a Dubai, dove voleva spostare il proprio tesoretto. Lui che sta raccontando i segreti dell’Alleanza di Secondigliano, firmando verbali di accusa che ora lo attendono al varco: nei prossimi giorni dovrà presentarsi in aula, per confermare questi primi verbali di accuse. Lunedì mattina è atteso invece in Procura per un nuovo interrogatorio investigativo: il primo test, dopo la scelta iniziale di svelare segreti indicibili a proposito di sangue, affari e bella vita.  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino