Caravaggio, prende vita il misterioso quarto quadro dipinto a Napoli

Una Madonna in alto, sormontata da tre angeli. Ai suoi piedi, San Francesco che abbraccia San Domenico. Accanto a loro,...

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Una Madonna in alto, sormontata da tre angeli. Ai suoi piedi, San Francesco che abbraccia San Domenico. Accanto a loro, estatici, San Vito e San Niccolò tra chiaroscuri e drappi secenteschi. Ecco come doveva essere. Ecco come doveva apparire a chi lo ammirava il quarto quadro di Caravaggio realizzato durante il suo soggiorno a Napoli, dopo "Le sette opere di mistericordia", "La flagellazione" e "Il martirio di Sant'Orsola". Parliamo della misteriosa "pala Radolovich", commissionata da un ricco mercante croato al Merisi per il suo feudo di Polignano a mare e mai più ritrovata. Scomparsa? Mai realizzata? Trafugata o distrutta? E' un giallo. Ma oggi, almeno, grazie all'impegno dell'Archivio Storico del Banco di Napoli e alla bravura degli attori dei tableaux vivants di Luovica Rambelli (Malatheatre) possiamo avere un'idea di come quel quadro fosse. Giovedì 27 ottobre presso ilCartastorie, il museo dell’Archivio Storico del Banco di Napoli in via dei Tribunali 214 è stata presentata in anteprima la realizzazione teatralizzata della pala di cui siamo a conoscenza grazie a un documento bancario del 1606 custodito proprio nella sede storica del Banco. Ed è lì, tra faldoni ingialliti che vanno dal '500 all'800, numerati anno per anno, che gli attori hanno dato vita al dipinto con grande capacità e intensità, seguiti dal bel video esplicativo "Per tutto dicembre prossimo venturo".
 
La storia del quadro è questa. Nell'ottobre del 1606 un ricco uomo d’affari d’origine balcanica, Niccolo Radolovich, commissionò a Michelangelo Caravaggio un quadro di notevoli dimensioni, descritto nel documento originale che si può ammirare lì all'Archivio: "Banco di S. Eligio 6 ottobre 1606 - si legge -. A Nicolò Radolovich ducati 200. E per lui a Michel Angelo Caravaggio dite per il prezzo di una cona de pittura che l’ha da fare et consignare per tutto dicembre prossimo venturo d’altezza palmi 13 e mezzo et larghezza di palmi 8 e mezzo con le figure cioè di sopra, l’Imagine della Madonna col Bambino in braccio cinta di cori d’Angeli et di sotto S. Domenico et S. Francesco nel mezzo abbracciati insieme dalla man dritta S. Nicolò et dalla man manca S. Vito".

Anni fa Eduardo Nappi, vera e propria anima dell'Archivio - grazie a lui oggi è sistemato a dovere - ritrovò la causale di pagamento che collegava appunto Caravaggio alla pala ordinata dal mercante croato.

«Caravaggio nell'autunno del 1606 - racconta Sergio Riolo, storiografo e direttore de Il Cartastorie - stava dipingendo le sette opere della Misericordia al Pio Monte». Anche Radolovich era a Napoli, dove faceva arrivare il grano e l'olio prodotto dalle sue terre in Puglia, e girando per i vicoli del centro avrebbe saputo della permanenza a Napoli del Merisi, decidendo di commissionargli l'opera da portare, probabilmente, in una cappella di sua proprietà a Polignao a Mare. La ricerca archivistica ha portato al ritrovamento all'interno di un «giornale copiapolizze» del Banco di Sant'Eligio, uno degli otto banchi pubblici di cui l'Archivio conserva memoria, del documento con cui Radolovich pagava l'acconto al Caravaggio: duecento ducati, circa 5000 euro di oggi, che era probabilmente la metà della cifra totale promessa per la Pala. 


Da novembre il capolavoro, grazie al "Cartastorie" e agli attori dei tableaux vivants, sarà visibile a tutti (www.ilcartastorie. it).

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Il Mattino