Napoli, abusivi ai Colli Aminei: torna dopo la malattia e trova la casa occupata

Napoli, abusivi ai Colli Aminei: torna dopo la malattia e trova la casa occupata
L’ingiustizia e la prepotenza arrivano più facilmente dove quasi tutto è abbandonato al caso. Ma l’abbandono, a sua volta, può germogliare anche...

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L’ingiustizia e la prepotenza arrivano più facilmente dove quasi tutto è abbandonato al caso. Ma l’abbandono, a sua volta, può germogliare anche in pieno centro, o in quegli angoli dimenticati che pure sorgono nel cuore delle zone residenziali. L’indirizzo di viale Colli Aminei 34, per esempio, in piena zona ospedaliera, dove si è appena consumato un nuovo «sfratto abusivo» sulla scorta di quello avvenuto a Pizzofalcone nei mesi scorsi, rientra appieno in questa categoria delle ubicazioni abbandonate. Dal 2014, qui all’Arenella, attaccati alle mura di cinta del parco di case popolari costruite a ridosso degli anni Ottanta, sono allestiti diversi barbacani di legno a sorreggere i mattoni. Intorno ai legni, enormi transenne rubano il marciapiede ai pedoni e la carreggiata alle auto. Attirano topi, ingolfano il traffico in tilt della zona e abbassano il livello della vivibilitò di centinaia di migliaia di cittadini. Ma nessuno se ne cura, né in questa né nella passata amministrazione. Così come nessuno si cura della difesa dei più deboli, come segnalato dal consigliere regionale di Europa Verde Francesco Borrelli. 



Mobili gettati in strada: gli oggetti di una vita di un’anziana signora, legittima assegnataria di un alloggio comunale al piano terra dell’isolato I, momentaneamente fuori città per ricevere delle cure, sono stati buttati via e la sua casa occupata. I Colli Aminei come Pizzofalcone, dicevamo. Posti diversi, destini simili nell’amarezza e nell’ingiustizia. Era l’autunno del 2021 quando il parroco dell’Immacolata a Monte di Dio, don Michele Pezzella, sollevò, nel corso di un’omelia, il caso della professoressa Carlotta, una docente di 90 anni che era costretta a vivere in Irpinia, visto che la sua abitazione era stata espropriata dal clan Elia. Poco dopo, alla metà di novembre dell’anno scorso, il Mattino aveva parlato di Luisa Desiderio, obbligata addirittura all’espatrio (precisamente a Barcellona) dopo aver perso la casa a Ponticelli. In quel caso, al danno si aggiunse la beffa: il ministero le inviò alcune ingiunzioni di pagamento che riguardavano la badante assunta a suo nome dai nuovi inquilini. Secondo quanto è stato raccontato da un cittadino, che si è rivolto al consigliere Borrelli per denunciare la vicenda, l’alloggio dei Colli Aminei sarebbe stato occupato abusivamente da un soggetto che, con l’ausilio di un furgone, avrebbe portato via e smaltito il mobilio della legittima proprietaria. 

Nei prossimi giorni, le verifiche della polizia municipale - già iniziate nelle scorse ore - porteranno nuova luce sulla vicenda. «Abbiamo chiesto alle autorità di verificare quanto denunciato e di intervenire con solerzia - dichiara Borrelli assieme a Fiorella Zabatta, portavoce regionale di Europa Verde - Bisogna mettere fine a questi soprusi, spesso fomentati o messi in atto dai clan. Lo Stato non più stare a guardare. La nostra battaglia a Pizzofalcone deve costituire un monito e dare un segnale forte». Borrelli e Zabatta riferiscono anche la denuncia originale del cittadino che, se confermata, farebbe assumere alla vicenda dei Colli Aminei i connotati della punta di un iceberg: «Si tratta di uomo che vive da solo ma in giro, si dice che voglia far entrare in quella casa anche un bambino in modo da rendere più difficoltoso lo sgombero. Subito dopo l’occupazione e lo sfratto illecito abbiamo avvertito la Polizia Municipale che ci ha detto che l’appartamento sembrerebbe libero. Così non è però, di questo ne siamo sicuri. Le luci sono accese e la serratura è già stata cambiata. Si deve intervenire e restituire la casa alla legittima proprietaria. Non è la prima volta che accade qui, l’appartamento al piano di sopra era stato anch’esso occupato. Sembrerebbe che sia nato un mercato illegale, una compravendita di queste case vuote». 

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Il Mattino