Dopo il passo dell'Antimafia che ha chiesto informazioni alla Procura di Napoli su capitolo relativo alle pressioni esercitate sui sindaci per il «sì»,...
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Quanto alla Bindi, la presidente della Commissione aveva spiegato che l'organismo da lei guidato all'unanimità l'aveva incaricata di richiedere preventivamente informazioni urgenti alla Procura della Repubblica di Napoli, in merito a eventuali indagini in corso, agli atti e ai documenti acquisiti e alla posizione dei soggetti coinvolti, per verificare i presupposti per l'avvio di una inchiesta da parte della nostra Commissione, che naturalmente sono legati al tema mafia. Abbiamo sempre agito così per avviare le nostre inchieste e useremo lo stesso metodo».
Tutto nasce da una richiesta di tutti i gruppi di opposizione di acquisire agli atti la registrazione delle parole che ha detto De Luca nei giorni scorsi sulla Bindi e che hanno destato un vespaio di polemiche.
Bindi ha chiarito, in apertura della seduta odierna della Commissione, che la richiesta è arrivata durante l'ufficio di presidenza da parte dei gruppi Gal, Fi, Lega, Sinistra italiana, M5S, in merito all'avvio di una inchiesta sulla vicenda dell'incontro del Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, con esponenti della politica locale della stessa regione.
E Carlo Giovanardi ha aggiunto: «Abbiamo dovuto prendere atto, nell'Ufficio di Presidenza della Commissione Antimafia, della contrarietà della maggioranza composta da PD e Area Popolare, che sono rispettivamente i partiti del Presidente del Consiglio e del Ministro degli Interni, di acquisire l'audio dell'intervento con il quale il Presidente della Campania si è rivolto a 300 amministratori locali della sua regione» ha spiegato il componente della Commissione Antimafia (Idea-Popolo e Libertà). Al di là delle infelici battute di De Luca sulle fritture miste e i totani arrosto, dall'audio, che la Commissione non potrà sentire formalmente, emerge un pressante incitamento rivolto agli amministratori a procacciare voti, trascurando anche i loro compiti di istituto per il sì al referendum, contando sul rispetto che imprenditori e professionisti devono alla Regione per finanziamenti già erogati e quelli che verranno erogati a loro favore, coinvolgendo anche i loro dipendenti.
«Un atto vergognoso - rispondono in una nota congiunta i membri M5S dell'Antimafia -. Il governatore della Campania ammette di fare uso del voto clientelare e istiga i sindaci del Pd ad utilizzare questo metodo per vincere al referendum. Sarebbe doveroso - continuano - che l'Antimafia aprisse una indagine conoscitiva e convocasse il ministro dell'Interno. Invece si è solo deciso di chiedere informazioni alla Procura di Napoli. Questa è la situazione reale della classe politica del Pd».
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Il Mattino