Castellammare, l'ospedale San Leonardo è in trincea: assalto al pronto soccorso

Castellammare, l'ospedale San Leonardo è in trincea: assalto al pronto soccorso
Oltre cento accessi giornalieri in pronto soccorso e l'ordinario diventa emergenza per l'ospedale San Leonardo. Dopo aver festeggiato la chiusura dei reparti Covid e la...

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Oltre cento accessi giornalieri in pronto soccorso e l'ordinario diventa emergenza per l'ospedale San Leonardo. Dopo aver festeggiato la chiusura dei reparti Covid e la diminuzione drastica delle ambulanze che trasportavano positivi, al piano terra del nosocomio stabiese si continuano a vivere giorni difficili. Se prima erano i doppi percorsi e la difficoltà di gestire decine di pazienti positivi a impegnare medici e infermieri, oggi è l'esistenza di un solo pronto soccorso per l'intera provincia a sud di Napoli, eccetto Sorrento, a mettere in ginocchio il personale. La coperta è corta sia per la chiusura degli altri Pronto Soccorso, Torre del Greco, Boscotrecase e Vico Equense, e la limitata capacità di Sorrento, sia per la carenza di personale, in parte dislocato per l'emergenza Covid, in parte in servizio altrove per scelta. 

In questo scenario, ieri è arrivata la decisione del direttore sanitario del Covid-Hospital di Boscotrecase di riaprire il Pronto Soccorso e l'Obi (osservazione breve intensiva) ma solo per i Covid. Una scelta che Savio Marziani ha messo nero su bianco inviando una circolare ai medici dirigenti del suo ospedale. «L'intenzione è ricevere i pazienti positivi anzitutto - spiega Marziani - ma anche i sospetti. Sarebbe opportuno attrezzare delle aree pulite dove ospitare i pazienti con un quadro clinico poco chiaro, così da liberare Castellammare anche dai pochi Covid che ancora arrivano trasportati dalle ambulanze. Senza la riapertura del pronto soccorso il 118 che gestisce anche un positivo conclamato non può venire da noi. Il paziente va accolto in una struttura attrezzata all'emergenza e noi potremmo tornare utili anche in questa fase». L'idea del direttore sanitario è quella di riprendere gradualmente la piena funzionalità dell'ospedale di Boscotrecase, invertendo la catena dei ricoveri. «Se accogliessimo un sospetto in un'area pulita - spiega Marziani - saremmo in grado di dislocarlo nelle strutture dell'azienda, viceversa se fosse positivo sarebbe spostato solo di piano».

Intanto a Boscotrecase il personale è tuttora impegnato in questi giorni, con diversi pazienti positivi in sub-intensiva. In tutta l'Asl Napoli 3Sud sono circa 60 i ricoverati per Covid tra Nola e Bosco appunto. La decisione assunta a Boscotrecase non trova consenso nel direttore sanitario della Napoli 3, Gaetano D'Onofrio, che sta riorganizzando medici e infermieri per riaprire tra metà giugno e inizio luglio il pronto soccorso di Torre del Greco. «Gradualmente si potrà liberare personale e riaprire i Pronto Soccorso chiusi - spiega D'Onofrio - però non basta riaprire, bisogna dare anche un'assistenza qualificata. Per farlo dobbiamo liberare medici dai reparti Covid dedicati e dalle sub intensive. Che un sospetto possa arrivare in un Covid Hospital mi sembra una sciocchezza, non esiste il ps Covid se non per malati con quadro clinico chiaro perché gestiti ad esempio dalle Usca. La rete aziendale per ora non cambia». 

Così i malati vengono contesi tra ospedali, da un lato una struttura abbastanza grande da poter gestire accessi diversi e percorsi doppi a Boscotrecase, dall'altra un ospedale di frontiera quale quello di Castellammare che vive in perenne emergenza per l'arrivo massiccio di ambulanze e pazienti. «L'area medica è in sofferenza - afferma la dirigente del San Leonardo Rosalba Santarpia - la direzione aziendale sta riorganizzando la rete e già da qualche giorno riusciamo a spostare anche i pazienti di medicina a Torre del Greco. Per i Covid nell'ultima settimana abbiamo avuto solo due pazienti che abbiamo facilmente trasferito. Il percorso sporco deve rimanere come area di filtro, da noi come in ogni ospedale. Un supporto sul percorso pulito invece è certamente necessario soprattutto per la carenza di medici».

Dal Covid di Bosco sono 3 i camici bianchi che potrebbero tornare a Castellammare più il primario dell'Unità Complessa di Medicina d'Urgenza, Pietro Di Cicco ora a capo della sub intensiva Covid. Proprio il primario già due volte durante la prima e la terza ondata è stato dislocato in strutture dedicate per la gestione dei pazienti gravi, il suo eventuale ritorno a Castellammare potrebbe ridare nuova energia al reparto particolarmente provato dall'ultimo anno vissuto in perenne emergenza. 

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Il Mattino