Comunali a Napoli, Manfredi in testa: «Ma molto può cambiare, soprattutto per Maresca»

Comunali a Napoli, Manfredi in testa: «Ma molto può cambiare, soprattutto per Maresca»
«Sarà una bella battaglia». Domenico Giordano, spin doctor di Arcadia, agenzia di comunicazione che ha commissionato il sondaggio a Winpoll, inquadra...

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«Sarà una bella battaglia». Domenico Giordano, spin doctor di Arcadia, agenzia di comunicazione che ha commissionato il sondaggio a Winpoll, inquadra così il contesto della rilevazione a tre mesi e mezzo dal voto.


Allora dottor Giordano: la sensazione è che a oggi i candidati di centrosinistra e centrodestra prendono meno voti rispetto alle liste, il riferimento è a Gaetano Manfredi e Catello Maresca. Come lo spiega?


«È una lettura che ci sta, sono due candidati atipici. Maresca fino a tre settimane fa era ancora in magistratura in attesa dell'aspettativa dal Csm. Manfredi ha una carriera sviluppatasi tutta nel mondo accademico. Non hanno ancora un loro peso specifico nella nuova dimensione politica ecco perché le liste sono più forti».


Non è che c'è un ritorno dei partiti? A furia di definirsi tutti civici e la gente non crede più a nessuno?
«I partiti attraversano una crisi profonda, quello del civismo è un tentativo di allargare i confini delle singole coalizioni, quando ci sarà la polarizzazione si capirà cosa potranno dare i candidati. Maresca in particolare non ha nessun interesse ad allargarsi ai partiti. La Lega ha sempre trasmesso la percezione di un sentimento antimeridionale».


Tuttavia il Pd viene fuori come primo partito e il M5S secondo - in calo - malgrado il fattore Conte e il reddito di cittadinanza.
«Il Pd è un partito di Governo e ha cambiato segretario. È arrivato Enrico Letta e la gente quando c'è un cambiamento ha un atteggiamento più favorevole. Si sente meno la subalternità a De Luca, il 17 per cento è superiore persino al risultato delle regionali, merito anche della dirigenza locale. Il M5S cala ancora, ma non va trascurata la scissione interna che pesa molto. Il reddito di cittadinanza è un fattore fino a un certo punto, nelle urne non sempre paga la riconoscenza».


Dall'altro lato cambia la geografia del centrodestra, Fdi il partito della Meloni raddoppia rispetto alle regionali e sale all'11%, la Lega cresce, ma meno ed è il terzo partito della coalizione dietro Fi.
«Fdi con la Meloni a livello nazionale è al 20%, l'operazione di collocarsi come unico partito di opposizione sta premiando. L'11% a Napoli è frutto di questa proiezione, e poi a Napoli la destra una sua storicità. Per la Lega pesa la nuova dirigenza che è locale con Severino Nappi e non è percepita appunto come Lega».


Veniamo ai candidati: Manfredi è di gran lunga primo con il 40%, Maresca secondo al 23%. Sembra tutto già scontatissimo o no?
«Antonio Bassolino con il suo 17% che tende alla crescita sarà il vero ago della bilancio, deciderà lui chi sarà il prossimo sindaco. Rispetto a tutti gli altri candidati già è in campo da settembre e rilasciava interviste in questo senso. Per molti napoletani dopo la Iervolino non c'è stato de Magistris, lo hanno sempre percepito in maniera molto presente. Rispetto a Manfredi e Maresca sa come si fanno le campagne elettorali. La sua reputazione - non dovesse arrivare al ballottaggio - orienterà il voto, ecco perché è l'ago della bilancia».


Che proiezione dà su Manfredi e Maresca?
«Manfredi crescerà ancora, ma è già al 40%. Maresca ha margini percentuali di crescita più ampi ma è dietro, il ballottaggio credo sia abbastanza probabile».


Il campo del centrosinistra frammentato danneggia Manfredi?
«Manfredi ha goduto però di una forte esposizione durante il periodo della sua discesa in campo quando era in ballottaggio con Fico e altri come Enzo Amendola e questo spiega in parte il suo risultato. Per dirla tutta, anche all'epoca era primo in tutti sondaggi, ma ora il campo è più definito».


La Clemente al 14%, che risultato è?


«A livello personale non male, ma è la fotografia dei 10 anni di de Magistris, generalmente chi rappresenta una amministrazione uscente dovrebbe stare intorno al 30%. Testimonia questo risultato come Napoli si innamori dei personaggi. Dieci anni fa de Magistris non era un rappresentante del centrosinistra, ha vinto contro questa parte politica».

 

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Il Mattino