Il Comune di Napoli è proprietario dal 2013 di 898 case ex Iacp e in precedenza del Demanio dello Stato destinate alla dismissione in 3 anni, ma nessuna di queste è...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Insomma, un’acquisizione vantaggiosa per il Comune, a patto di vendere le case per fare cassa e risanare i conti, strangolati dal predissesto. Ma l’operazione, dopo un avvio veloce, impresso dalla gestione dell’ex assessore Alessandro Fucito, si arena dopo il 2015. Da allora le case sono contrattualizzate dal Comune, che oggi incassa i canoni, tuttavia le dismissioni sono ferme al palo.
Non finisce qui. Il trasferimento degli immobili, infatti, era diventato moneta di scambio in un accordo tra Iacp e Comune firmato il 21 gennaio 2015 per risolvere una serie di problematiche, legate alle incerte proprietà dei terreni edificabili, che prevedeva, tra le altre cose, lo sblocco del Pru di Soccavo, il Programma di recupero urbano, con la costruzione di case, scuole, parcheggi e giardini per 130 milioni di euro, finanziati in maggioranza dai privati, per far rinascere il quartiere della periferia occidentale. In particolare, era previsto un investimento di 35 milioni sul Rione Traiano. Nel protocollo d’intesa, siglato da Fucito e dal commissario Iacp Carlo Lamura, l’Istituto napoletano si impegnava a cedere i suoli di Rione Traiano, mentre il Comune avrebbe dato in cambio, a compensazione, le costruende abitazioni sociali nell’ambito del Pru. L’Iacp, inoltre, avrebbe continuato a gestire le 898 case trasferite al Comune e in caso di vendita avrebbe incassato il 25% del valore della dismissione. L’Iacp, poi, avrebbe ceduto i suoli di via Ghisleri al Comune, in cambio della proprietà del Rione Amendola ai Colli Aminei. Ma il protocollo è rimasto lettera morta. Quindi non solo il Comune non ha incassato un euro dalla vendita, ma anche il Pru di Soccavo ad oggi è ancora bloccato.
Una storia piuttosto travagliata, insomma, quella delle mille case ex Iacp, che inizia quasi 20 anni fa, con la legge 23 del 2000 che consentiva il trasferimento ai Comuni, a titolo gratuito, degli alloggi del Demanio. Nel caso in cui, però, i municipi non li avessero voluti, i beni sarebbero potuti passare all’Iacp. Ed è quello che accade a Napoli. Nel 2006 il Comune rinuncia, per le difficoltà di gestione e il carente stato manutentivo degli immobili. Le case passano all’Iacp, ma la procedura si arena per 5 anni. Solo a maggio 2013, con il nuovo assessore Fucito, la questione viene ripresa. Confortato dall’analisi costi-benefici di Napoli Servizi sulla convenienza dell’acquisizione e da un parere dell’avvocatura, il Municipio ci ripensa e chiede le case all’Iacp, con la prospettiva di poter incassare risorse da beni che spettavano in via prioritaria al Comune e di risolvere anche i contenziosi sui suoli, non solo a Soccavo, ma anche a Scampia. Dopo una serie di tavoli nel 2015 tutto si è bloccato. Nella relazione della Napoli Servizi, commissionata dall’ente a novembre 2013 e parte integrante della delibera di acquisizione approvata un mese dopo, sono analizzati nel dettaglio tutti i numeri dell’operazione. Si tratta, in gran parte, di alloggi, sparsi in diversi quartieri: 3 in via Pietro Castellino (Rione San Giacomo), 158 in viale Colli Aminei (Rione Amendola), 447 in via Tertulliano e via Marco Aurelio (Rione Traiano), 110 in via Filangieri a Miano, 168 in via Cupa Casanova a Secondigliano, 12 in via Attila Sallustro. Più 10 magazzini e 57 negozi. Per un valore catastale di 22 milioni per gli appartamenti e 1,7 milioni per gli altri immobili. Nella perizia sono esaminati anche i costi: manutenzione ordinaria annua 233mila euro (250 euro a immobile), straordinaria 250mila euro, gestione 604mila euro, allineamento catastale finalizzato alla dismissione 467mila euro. Costi totali tra gestione e dismissione circa un milione l’anno. A fronte di incassi previsti dai canoni di 670mila euro (60 euro a immobile). Leggi l'articolo completo su
Il Mattino