Coroglio, dopo la mareggiata spunta l'antica sorgente termale di Balneolo

Il fenomeno favorito dal Bradisismo ha reso nuovamente visibile l'antica sorgente

Coroglio: dopo la mareggiata, spunta l'antica sorgente termale di Balneolo
A seguito delle recenti mareggiate, sull'arenile di Coroglio è affiorata un' antica sorgente di acqua termale, famosa fin dal medioevo. ...

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A seguito delle recenti mareggiate, sull'arenile di Coroglio è affiorata un' antica sorgente di acqua termale, famosa fin dal medioevo.

Lungo il piccolo e poco curato arenile, tra rifiuti urbani e materiali portati dal mare, è possibile notare una piccola pozza d’acqua, delimitata da una quantità di pietre che hanno destato l’attenzione di chi frequenta l’arenile.

I sassi presentano un colorito rossiccio, come fosse ossidazione da ferro presente nell’acqua che le bagna. Siamo a Bagnoli, l'Italsider incombe a poche decine di metri e si potrebbe obiettare, ma ad osservare con attenzione lo specchio d’acqua, si nota la presenza di bollicine che costantemente sgorgano dal fondale. A cosa attribuire il colore rosso e le bollicine? Già la cronaca recente riportò nel 2011 la presenza di “pozze ribollenti” lungo la spiaggia attribuendole a fonti termali risgorganti.

Il fenomeno riscontrato in questi giorni, dunque, favorito dal fenomeno del Bradisismo che attualmente in fase ascendente porta il suolo flegreo a sollevarsi, ha reso nuovamente visibile l'antica sorgente. 

E’ noto, fin dai tempi antichi, che l’area in questione era caratterizzata dalla presenza di una sorgente termale come tutto il litorale flegreo.

Nello specifico, rileggendo gli antichi scritti si apprende che: «ai piedi del monte, sulla spiaggia tra il promontorio di Posillipo e Pozzuoli», come cita il Schivardi nel 1899, rifacendosi agli scritti di Pietro da Eboli: «inter aquas pelagi prope littus sub pede rupis», sgorgava una piccola fonte ritenuta quasi miracolosa per le sue virtù. Essendo sulla spiaggia, il nome del «Balneum» era «Plage» o «Balneolum»  come diminutivo, e da Sebastiano Bartoli, studioso delle località termali meridionali, alle quali dedicò un’operetta proprio sui Bagni di Pozzuoli: «bagno del Bagnolo» da qui il nome dell’ odierno quartiere di Bagnoli.

Le acque del «Balneum Balneolo» alcaline, saline, ricche di ferro:  «ristoravano il capo, lo stomaco, i reni e gli altri membri: sgombra dagli occhi la nebbia, rinvigorisce i consunti e i deboli, distrugge la causa della febbre quartana, continua e quotidiana; libera dai dolori cagionati da qualsiasi morbo e febbre», come cita la lapide dedicata alle caratteristiche dei bagni termali flegrei posta all’ingresso della grotta di Pozzuoli dove sono descritti tutti i bagni flegrei distribuiti su tutta la linea di costa flegrea, da Bagnoli, passando per Agnano, Pozzuoli fino a giungere a Baia. Dai tempi dei romani fino a oltre il Medioevo gli edifici termali erano frequentati sia per le immersioni che per le saune. Il suolo flegreo, essendo di origine vulcanica, donava alle acque caratteristiche e principi ritenuti curativi. Ancora oggi le fonti delle Stufe di Nerone e quella di Agnano, offrono agli avventori la possibilità di godere dei benefici delle acque calde e sulfuree, nonché del calore naturale nelle saune. Come accennato il Balneolo era citato nell'opera di Pietro da Eboli, il «De Balneis Puteolanis», la maggiore opera relativa ai bagni flegrei. In essa l’ autore decantava le proprietà delle acque termominerali in versi, accompagnati da miniature illustrative delle terme.

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Il Mattino