Coronavirus a Napoli, chiudono teatri e cinema: resistono ristoranti e bar

Coronavirus a Napoli, chiudono teatri e cinema: resistono ristoranti e bar
Fino a ieri Napoli aveva resistito alla quarantena: classi piene, palestre affollate, locali aperti, anche se in grave difficoltà dovuta al calo vertiginoso degli incassi e...

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Fino a ieri Napoli aveva resistito alla quarantena: classi piene, palestre affollate, locali aperti, anche se in grave difficoltà dovuta al calo vertiginoso degli incassi e delle presenze. Poi il decreto del Governo che in serata ha fatto chiudere il Diana, ieri sera, dove recitava Salemme. Spettatori a casa. Da oggi sospesi in massa spettacoli e proiezioni. Anche Napoli si prepara alle restrizioni da coronavirus. Di sicuro, in queste ore di decisioni in continuo divenire, ci sono due elementi: la grave crisi economica di settori come ristorazione, cinema e teatri, che registravano cali vertiginosi, e i tempi ancora più duri che attendono le attività economiche e culturali in vista del contenimento del rischio di contagio. Il decreto emanato ieri sera prevede la «sospensione di manifestazioni che comportano affollamento tale da non consentire il rispetto della distanza di sicurezza di almeno un metro». In queste ore commercianti, imprenditori e ristoratori valuteranno le applicazioni del decreto per i prossimi giorni. «L'economia avrà grandi danni dicono da Confesercenti Campania Ma oggi stesso i Comuni dovranno informare le associazioni di categoria sul da farsi».

 
Napoli ha resistito anche ieri mattina. Palestre affollate, per esempio, corsi puntuali. Tra gli altri, alla Virgin si allena Patrizio Rispo, tra i protagonisti di Un Posto al Sole: «La fiction la stiamo girando normalmente - spiega - La produzione ha chiesto a noi attori di evitare luoghi affollati. Prima di entrare in Rai firmiamo una dichiarazione di responsabilità in cui specifichiamo di non avere influenza o altri sintoni. L'economia ne risentirà. Sarà difficile con cinema e teatri chiusi». Alessandro Esposito di Confcommercio, imprenditore tra i proprietari del Teatro Posillipo e della discoteca La Mela, è stato incollato al pc fino alla tarda serata per capire se annullare o meno il concerto al Posillipo: «Un tributo a Lucio Dalla e a Lucio Battisti - racconta Esposito - intorno alle 20 di ieri La band è già al soundcheck mentre circola la bozza del decreto che sospende le attività di cinema e teatri. C'è grandissima confusione, ma il concerto lo facciamo. Al Posillipo possiamo garantire la distanza di 1 metro, abbiamo 100 presenze in 1000 metri quadri».

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Da oggi, anche Napoli, come il Nord, combatte contro un virus che non si vede. «Il mio locale ieri sera, come tutti gli altri di via Caracciolo, era aperto - spiega Vitale De Gais, socio di Vesi Gourmet - anche se era quasi vuoto. 14 coperti l'altro ieri contro i 100 soliti». «1800 coperti in meno in due settimane - racconta Luigi Marra, presidente dei ristoratori di Confesercenti Napoli e gestore della trattoria San Carlo 17, Galleria Umberto - oggi aprirò e garantirò distanza di un metro tra i tavoli. Ma la situazione è tragica». Situazione simile anche per i bar: «Per adesso siamo stati aperti - dice Aldo Maccarone, del Comitato dei baretti Chiaia Night - Verificheremo oggi stesso nel dettaglio le misure da adottare. Aspettiamo istruzioni da parte del Comune. Tutto è in itinere».
 

Il Diana, i cui spettatori sono stati rimandati a casa prima dello spettacolo, era il solo teatro aperto a Napoli. È in grave tumulto il mondo dei cinema e dei teatri da oggi in gran parte off limits. Annullati i concerti di Sollima al Sannazaro e di Gragnaniello all'Augusteo. Quanto ai cinema, Agis (Associazione Generale Italiana dello Spettacolo) annuncia la serrata e si rischia un effetto domino sull'uscita dei film in sala. In città, ieri intorno alle 21 era possibile acquistare biglietti al Modernissimo e anche il Med era aperto. «Nei cinema - spiega Luigi Grispello, presidente campano dell'Agis - è impossibile far entrare gli spettatori a poltrone alterne e rispettare la distanza di un metro è un'impresa. Chiederemo al Governo lo stato di calamità per il settore e la cassa integrazione in deroga».  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino