Coronavirus a Napoli, dalla Germania i medici anti-Covid: «Amiamo l'Italia, un dovere aiutarvi»

Coronavirus a Napoli, dalla Germania i medici anti-Covid: «Amiamo l'Italia, un dovere aiutarvi»
Eccoli, in uno dei rari momenti di relax, al sole sul balcone del bad and breakfast che li ospita. Sono due anestesisti e due infermieri, sono arrivati dalla Germania per dare...

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Eccoli, in uno dei rari momenti di relax, al sole sul balcone del bad and breakfast che li ospita. Sono due anestesisti e due infermieri, sono arrivati dalla Germania per dare manforte ai colleghi italiani impegnati all'ospedale di Boscotrecase nella lotta contro il Covid-19. «Aiuto UkJ per l'Italia», si chiama la «missione internazionale» dell'Universitätsklinikum di Jena che ha inviato a Napoli quattro specialisti. Partiti dall'aeroporto di Erfurt il primo aprile, salutati dai colleghi e dal primo ministro della Turingia Bodo Ramelow, i medici e gli infermieri hanno portato con sé anche ventilatori e farmaci.

 
I due anestesisti sono il 39enne Florian Prechter, di Monaco di Baviera, e il 34enne Kornel Stitek, polacco; i due infermieri, uniti nel lavoro e nella vita da otto anni, sono Valeria Gianfrancesco, 24 anni, il papà originario di Quarto, e Nelson Rivera, 29enne originario del Perù. I due fidanzati, laureati alla Sapienza di Roma dove si sono anche specializzati, lavorano a Jena da circa due anni, pure loro come i due medici nel reparto di terapia intensiva del policlinico. I quattro sono arrivati grazie alla «Germitalia» di Torre del Greco, l'azienda di Michele Tuoro che seleziona infermieri e altre figure professionali richieste in Germania.

Ad ospitarli, gratuitamente, è l'imprenditore Vincenzo Federico. I quattro alloggiano al B&B Domus Parthenope a Boscotrecase. «Quando siamo stati chiamati dal Policlinico di Jena - racconta Nelson Rivera abbiamo chiesto un po' di tempo per riflettere. Poi, abbiamo accettato senza esitazione. Siamo legati all'Italia e al Sud e volevamo dare il nostro contributo. Ho amici che stanno combattendo al Nord e fin da subito ho scelto di dare un aiuto a un Paese che amo». «Sì, senza esitazione», gli fanno eco gli altri. «Le immagini che arrivavano dall'Italia aggiunge Valeria Gianfrancesco erano drammatiche. Avevamo paura, ma abbiamo superato il timore. Quando siamo partiti, in Germania la situazione era diversa, c'erano circa 80mila casi e un migliaio di decessi. Adesso anche lì sono state imposte le stesse regole adottate in Italia. La differenza è che la Germania ha 28mila posti di terapia intensiva e perciò la paura è più limitata».

Al Covid Center di Boscotrecase, l'ospedale trasformato in pochi giorni in un polo specializzato, i sanitari tedeschi hanno portato quattro ventilatori, di cui tre destinati ad altri ospedali della regione, e farmaci. «Siamo rimasti positivamente impressionati dal Covid Hospital e da come siano riusciti in poco tempo a organizzare una terapia intensiva - dice Florian Prechter -. C'è da migliorare soprattutto il lavoro di squadra, fondamentale in reparti così delicati. L'ospedale è ben attrezzato, soprattutto per i dispositivi di sicurezza individuale che sono all'avanguardia. Anche le apparecchiature sono efficienti, considerato che sono state installate in una sala operatoria non adatta. Ma le criticità dei primi giorni stanno rientrando».
 

I sanitari tedeschi sono in Italia sia per dare un supporto sia per un confronto scientifico tra protocolli adottati dai due paesi. Quando rientreranno a Jena i medici presenteranno un report della loro esperienza. «I nostri protocolli in Germania prosegue Prechter sono nuovi perché non abbiamo molti pazienti in terapia intensiva. I farmaci sono gli stessi utilizzati in Italia, anche il protocollo Ascierto. L'Italia è stata sfortunata perché l'epidemia è arrivata prima che in altri Paesi e ha messo in evidenza la fragilità del sistema sanitario. Ma le misure restrittive sono state giuste». «Il 12 aprile torneremo a Jena - interviene Kornel Stitek - dove è stata allestita un'area Covid. Torneremo sicuramente con informazioni utili, il nostro obiettivo è far integrare i colleghi dei due paesi».  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino