Mento, braccia e postura: tre strategie di autodifesa femminile | Video

Autodifesa femminile. Contro i maltrattamenti domestici, le violenze in strada e sui luoghi di lavoro. Il corso è rivolto a tutte le donne, dai 16 anni...

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Autodifesa femminile. Contro i maltrattamenti domestici, le violenze in strada e sui luoghi di lavoro. Il corso è rivolto a tutte le donne, dai 16 anni in su. Ed è tenuto dal maestro di karate, Francesco Persico, 64 anni, 40 di esperienza, che propone il metodo "Okuden" già sperimentato nei progetti contro il bullismo e al Mattino.it anticipa tre strategie per spiazzare e mettere ko l'aggressore. La prima consiste nel modificare la postura.

Allargare le spalle, alzare lo sguardo. «Un atteggiamento fiero, non sottomesso, induce qualche tentennamento in un malitenzionato. Ma occorre innanzitutto sconfiggere la paura, avere consapevolezza di sé», dice Persico. E, per questo, le lezioni sono tenute anche dallo psicologo e mental coach, Luca de Rose, di ritorno dai Giochi olimpipci di Tokyo, e da operatori impegnati nelle attività di prevenzione e contrasto alla violenza di genere. «Migliorare l'autostima», insiste il maestro, «è fondamentale: rappresenta il primo punto di forza per evitare soprusi abituali che quasi sempre avvengono in famiglia».

Poi bisogna imparare a instaurare e gestire le distanze interpersonali. «Il braccio disteso rappresenta lo spazio che può diventare inviolabile», aggiunge Persico. «Difatti, si abbraccia un parente, un partner o un amico come segno di fiducia e di affetto. Ma si devono usare le mani anche per creare una sorta di recinto di protezione».

Sotto attacco, ci sono diverse tecniche da mettere in atto. «Vanno adoperate per distrarre l'aggressore e riuscire a scappare». La più immediata? «Portare un braccio all'altezza della spalla, come se si volesse scoccare una freccia, facendo un passo indietro. E allungare l'altro braccio verso il mento, il punto da colpire per disorientare il violento e riuscire a scappare». Un'altra presa blocca il braccio dell'altro, afferrandolo e spingendo il gomito. «Funziona se l'aggressore arriva alle spalle, perché la rotazione agevola la spinta, e consente di mettere a segno un ceffone rovesciato con il dorso della mano». Detto così, non sembra né semplice né alla portata di tutti. «Ecco perché sentirsi più sicuri delle proprie capacità fisiche, aiuta a gestire meglio anche lo stress», conclude Persico.

In programma in una palestra dello stadio Diego Armando Maradona, a partire da lunedì 13 settembre, l'iniziativa è promossa dall’associazione culturale Merida e Uisport 2000 e ha durata bimestrale con tre livelli di avanzamento. E con il patrocinio del Comune di Napoli, del Coni e dell'Italia Team (settore tecnico).

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Il Mattino