Covid a Napoli, i medici di famiglia: «Seguiamo tanti pazienti a domicilio, non abbassare la guardia»

Covid a Napoli, i medici di famiglia: «Seguiamo tanti pazienti a domicilio, non abbassare la guardia»
«Ho molti pazienti a casa con il Covid mi chiamano anche di notte, stiamo in piena pandemia. Li sto seguendo con controlli continui, ossigeno e terapia ai primi sintomi...

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«Ho molti pazienti a casa con il Covid mi chiamano anche di notte, stiamo in piena pandemia. Li sto seguendo con controlli continui, ossigeno e terapia ai primi sintomi sulla scorta dell’esperienza maturata in un anno di pandemia nel 118 riducendo al minimo i ricoveri. Per adesso stanno benino. Speriamo che duri». Così Antonella Barbi, ex dirigente medico del 118 che da poche settimane ha abbandonato la giubba arancione da medico di prima linea per aprire uno studio da dottore di famiglia in una delle zone sguarnite della città. «Lavoro a piazza Garibaldi dal lato del Corso Umberto – spiega – e svolgo anche le ore in guardia medica a Fuorigrotta. È dura ma mai quanto i turni sulle autoambulanze del 118 che ho fatto per 20 anni. L’emergenza pandemica non è affatto domata. Sono un medico vaccinatore e nella mia rete territoriale stanno aggiornando continuamente le avvertenze sui vari sieri. Comunque i miei pazienti non vogliono vaccinarsi con AstraZeneca e non so come fare  a convincerli. Di Moderna ne arriva pochissimo e Pfizer basta solo per 18 pazienti in una settimana». 

«Ogni medico di medicina generale ha ricevuto in consegna dalla Asl quattro fiale di AstraZeneca, che ha dimostrato di essere un vaccino molto sicuro vaccinando dai 60 anni in poi fino a 79 anni, e tre fiale di Pfizer equivalenti a 18 dosi  – aggiunge Luigi Sparano, studio anche per lui ubicato a piazza Nazionale - certo non sarà agevole convertire le suggestioni delle persone ma con quelli con cui c’è un grande rapporto fiduciario il problema non sussiste».

Sul fronte dei mini hub vaccinali, in cui concentrare in ciascun quartiere  camici bianchi di famiglia e somministrazioni, per aumentare la quota delle immunizzazioni giornaliere di pazienti fragili e vulnerabili che sono attualmente la categoria prevalente e prioritaria e che si affidano al proprio curante per essere vaccinati, è ancora tutto in alto mare. 

«Ci stiamo organizzando con molto disagio per gli spazi e i tempi che abbiamo a disposizione – sottolinea Saverio Annunziata, medico del Sumai, studio a via Crispi che con la sua cooperativa di medici (Kos) ha inviato alla Asl la richiesta di utilizzare gli spazi della ex colonia Geremicca – per ora continuiamo a fare visite allo studio e domiciliari. Alla nostra ordinaria attività aggiungiamo le vaccinazioni contingendandole per gli spazi ristretti dei nostri studi e per le forniture che arrivano a noi col contagocce e randomizzate e non in base ad una programmazione che solo noi potremmo fare in base alle esigenze e tipologie dei nostri pazienti».

Chiedere ai medici quali vaccini e di quante dosi (nei limiti delle forniture) necessitano per i propri assistiti uno dei nodi da sciogliere per facilitare il lavoro dei 190 medici di famiglia che hanno raccolto l’invito della Asl di collaborare attivamente alle attività di immunizzazione somministrando le dosi a domicilio dei pazienti non deambulanti o presso il proprio studio. «Se ci fosse concesso di programmare meglio le inoculazioni - conclude Annunziata - ci troveremmo a non dovere rincorrere i pazienti per consumare nelle poche ore di scadenza dallo scongelamento, le dosi di Pfizer che sono inservibili dopo quattro giorni o per adeguarci alle dosi di AstraZeneca rischiando di utilizzarle non in base ai requisiti dei pazienti ma alle dosi disponibili da consumare». 

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Il Mattino